sabato 14 aprile 2018

Do you know Rossini?

Gioachino Rossini. Proprio un bel ragazzo

Sì, va bene, mi dirai. Però con tutto quello che succede nel mondo tu stai lì a farti girare i testicoli per una robina simile?
Lo so, non ne vale la pena. Ma non ci posso fare niente, sono fatto così.
Ma incominciamo dall'inizio.
Siccome Gioachino Rossini (al battesimo Giovacchino Antonio Rossini) è nato nel 1868, quest'anno ricorre il suo 150° anniversario. Ovvio quindi che il Comune di Pesaro, sua città natale, abbia deciso di celebrarlo in pompa magna.
Cosa fa un Comune in questi casi? Prima di tutto mette su un bel comitato, che decide di chiamarsi Rossini 150; poi cerca degli sponsor e trova la Rai, la Conad, e tutta una serie di altri volonterosi; infine chiede e ottiene il patrocinio dell'Unesco, il che non è roba da poco. Fatto questo, si cerca un'agenzia di comunicazione, che in questo caso è la Omnia Comunicazione, con base a Fano. E la Omnia lavora un po' sul progetto e se ne viene fuori con un'immagine e con uno slogan. Lo slogan che quei geni della Omnia trovano è Celebrazioni rossiniane – Pesaro brings Rossini in the world, Rossini brings Pesaro in the world.
E a me girano subito i testicoli. Prima di tutto mi girano per l'inutile utilizzo dell'inglese per una campagna pubblicitaria destinata magari, sì, all'estero, ma anche all'Italia. Davvero sarebbe costato troppo mettere qualcosa in italiano per la campagna italiana?
Ma soprattutto: davvero non c'era una persona, una sola, nella Omnia, o nel comitato messo su dal Comune di Pesaro, in grado di rendersi conto che quel brings Rossini in the world in inglese è un errore che fa ridere anche i polli e che comunque farà ridere tutti gli anglofoni che lo leggeranno? Davvero sarebbe costato troppo fare una telefonata di verifica, o mandare una mail a qualcuno che parla abbastanza l'inglese, o anche solo verificare su internet per assicurarsi che quella frase in inglese era corretta? Pesaro brings Rossini to the world, cacchio! Non in the world! Te la immagini una campagna pubblicitaria di un comitato americano che ti parlerebbe di persone che “fanno decisioni”, solo perché in inglese si dice decision-maker?
Chiamalo provincialismo, chiamalo anglofilia de nojantri, chiamalo stupidità, chiamalo come vuoi, ma a me fa girare i testicoli. E in questi casi c'è un solo rimedio: andarsi a fare un buon caffè. Cosa che vado immediatamente a mettere in cantiere, magari ascoltandomi lo Stabat Mater.