domenica 21 gennaio 2018

Ma che bei musei!


Visto che per una cinquantina d'anni mi sono ostinato a fare il teatrante non posso dire che la domenica sia mai stata per me molto diversa dagli altri giorni della settimana. Adesso però, adesso che come un qualsiasi pensionato meno un'esistenza molto più regolare, so che la domenica è un giorno diverso dagli altri perché il bar nel quale vado ogni mattina a prendere il mio caffè è chiuso. Ecco allora che devo incamminarmi verso la piazza per andare al Caffè Garibaldi, che è sempre aperto, anche il giorno di Natale, anche a Ferragosto. Naturalmente prima passo da un'edicola, visto che un caffè del mattino senza giornale è come una Sacher senza marmellata, un'automobile senza carburante, o un galantuomo che esce di casa senza cappello in testa: una cosa triste e inutile.
Oltre tutto, la domenica mattina in edicola non trovo solo il mio giornale, ma anche il suo supplemento settimanale, dedicato ecumenicamente, ancorché un po' pomposamente, a dibattito delle idee, nuovi linguaggi, arte, inchieste e già che ci siamo pure racconti. Il che basta a farti capire che quel supplemento settimanale può parlare di ciò che vuole, visto che tutto può entrare in quelle vaghe categorie.
Ora, stamattina me ne stavo seduto all'aperto grazie a qualche raggio di quel Sole così assente nelle ultime settimane, quando un titolo a piena pagina, la 27, ha immediatamente attirato la mia attenzione: I 100 musei più bizzarri.
Devi sapere che da decenni coltivo un sogno: procurarmi una barca di soldi (che sia vincendo alla lotteria, svaligiando una banca, salvando la vita del figlio dell'emiro del Kuwait, o trovando per strada una valigia piena di biglietti da 100€, non importa) e poi spenderli andandomene in giro per il mondo a vedere musei. Alcuni, bellissimissimi, ho già avuto la fortuna di vederli, dal Louvre al Prado, dal Metropolitan all'Ermitage e dal Museo di Antropologia di Città del Messico all'Indian Museum di Calcutta — uno dei miei preferiti. Ma vorrei vederne molti altri. E poi non si tratta solo di andare a visitare musei più o meno famosi, ma magari di andare a Cleveland per vedere quel determinato quadro, o a Rio de Janeiro per quella particolare scultura.
Senonché l'articolo che ho letto poco fa ha cambiato tutti i miei progetti. Come non desiderare ormai ardentemente e imperiosamente di partire prima di tutto per Altadena, nella Contea di Los Angeles, per visitare il Bunny Museum, dove per otto miseri dollari, che in questo momento valgono poco più di 6,50€, puoi vedere migliaia di oggetti legati ai conigli? Oppure per la ridente Petra Jaya, nella parte malese dell'Isola del Borneo, per vedere il Kuching Cat Museum, dove sono esposti più di 4.000 oggetti dedicati ai gatti? O magari per le vicinanze del Parco Te Urewera, sull'isola di Te Ika-a-Māui, che è poi quella che i Neozelandesi di origine occidentale chiamano semplicemente Isola del Nord, per trovare il Beer Can Museum (Museo delle lattine di birra) e giudicare di persona se è meglio o peggio del suo omonimo Beer Can Museum situato ai bordi del Parco Massasoit, nel Massachusetts (Stato del quale, malgrado l'abbia fatto cento volte, devo sempre verificare l'ortografia perché non mi ricordo mai dov'è la doppia s)? O ancora per Laugavegur 116, indirizzo di Reykjavik (altra indispensabile verifica ortografica) dove è situato il promettentissimo Hið Íslenzka Reðasafn, ovvero Museo Fallologico Islandese (vedi foto), il cui sito internet si lamenta giustamente del fatto che la fallologia sia una scienza antica che, fino ad anni recenti, ha ricevuto un'attenzione assai limitata in Islanda, ma che trova nella mostra permanente di 209 peni e parti di pene, in particolare di sedici differenti specie di cetacei, un campione estratto da un orso polare, trentasei pezzi provenienti da sette differenti specie di foche e trichechi, e centoquindici campioni originari di venti differenti tipi di mammiferi terrestri una giusta e troppo attesa rivalutazione?
Mi dirai che forse preferiresti farti 556 chilometri a nord di Stoccolma per finire, sulle rive del Golfo di Botnia, nel minuscolo paesino di Skeppsmalen, a una trentina di chilometri da Örnsköldsvik, dove è situato il Fiskevistet, letteralmente la Visita del Pesce, dedicato interamente all'aringa fermentata. A meno che la tua mente bacata non ti spinga verso la Renania-Palatinato, dove potrai chiedere anche solo a gesti a uno degli 846 abitanti di Neroth l'esatta ubicazione del Mausefallenmuseum, ovvero il Museo delle Trappole per Topi, che non mancherà di soddisfare la tua morbosa curiosità.
Comunque sia, sappi che apprezzo quel moto di riconoscenza che ti sta invadendo l'animo alla scoperta dell'esistenza di musei dei quali non osavi nemmeno sperare l'esistenza. E te ne sono grato.
Mo' però, scusa, ma è l'ora del mio secondo caffè.