lunedì 1 gennaio 2018

Da Tristan a Gough


Oggi è il 1° gennaio. Come tutti i giorni stavo facendo colazione con sul tavolo il computer aperto. A un certo punto sulla mia pagina Facebook ho visto comparire la bella foto che ho messo qui sopra. Il paesino che vedi è Edinburgo dei Sette Mari, unico centro abitato di Tristan da Cunha.
Dell'isola di Tristan, il posto abitato più remoto del mondo, visto che dista 1200 km da Sant'Elena, 2400 dal Sudafrica e 3360 dal Sudamerica, ho già scritto in passato. Il posto mi affascina. So che non ci andrò mai, ma va bene così. Mi accontento di essere “amico” suo su Facebook e di ricevere così qualche notizia di tanto in tanto. E ogni volta è la stessa gioia, e ogni volta scatta lo stesso meccanismo che mi porta a cercare nuove immagini su YouTube. Anche stamattina.
A dire il vero, adesso che ho verificato la cronologia del mio navigatore, mi accorgo che prima ho cercato Tristan da Cunha su Wikipedia, probabilmente per verificare non so più cosa. In fondo alla pagina (su Wikipedia in inglese) ho scoperto l'esistenza di un cortometraggio intitolato 37°4 S, che è la latitudine dell'isola. A quanto pare si tratta di un short film about two teenagers who live on the island. Sono andato su YouTube, ma ho trovato solo un estratto di due minuti. Ma siccome alla fine dei due minuti stavo addentando una fetta di pane tostato con su burro e conserva di susine senza aggiunta di zucchero di Montepulciano, ho lasciato fare. E YouTube mi ha subito proposto altre immagini di Tristan e poi altre ancora. Così sono arrivato al filmino di una coppia di pensionati che avevano fatto una crociera “da Capo a Capo”, cioè da Capo Horn a Capo di Buona Speranza, fermandosi brevemente non solo a Tristan ma anche sulla vicina e disabitata isola di Nightingale. Disabitata, ma non da tutti, visto che ci sono caterve di uccelli di varie specie. Tra questi anche i Rockhopper, che ci ho messo un certo tempo a capire che in italiano sono i pinguini crestati, o eudipti, visto che non c'è nessun ponte tra la pagina Wikipedia dei Rockhoppers e una pagina italiana. Ma vabbè, almeno mi sono passato in rivista tutte le specie di pinguini, comprese quelle estinte, che è una cosa che può sempre servire.
Ma siamo precisi: scientificamente e tassonomicamente parlando, quello degli eudipti è un genere della famiglia degli sfeniscidi dell'ordine degli sfenisciformi della sottoclasse dei neorniti della classe degli uccelli e mi fermo qui perché chissenefrega di sapere che tutto questo fa parte del dominio degli eucarioti, vero?
Certo. Quello che conta è che gli eudipti si dividono in cinque specie: il saltarocce, il ciuffodorato, quello di Moseley, il beccogrosso, il robusto, il reale e il crestato maggiore. Ora ci tengo a sottolineare quanto sia importante, quando si tratta di pinguini — e di eudipti in particolare — avanzare coi piedi di piombo, visto che un esame superficiale delle specie precitate potrebbe spingerci a credere che la prima, cioè quella dei saltarocce, indica proprio i Rockhopper di cui sopra. E invece no, visto che i saltarocce vivono sulle isole Falkland, su quelle del Principe Edoardo, sulle Crozet, sulle Kerguelen, sulle eard, sulle Macquaire, sulle Campbell, sulle Auckland, sulle Antipodi, nonché su un certo numero di isolette dalle parti di Capo Horn, ma NON su Nightingale. Lì ci vivono i pinguini di Moseley, così chiamati in onore di Henry Nottidge Moseley, naturalista britannico che navigò in quelle remote parti del mondo a bordo dell'H.M.S. Challenger tra il 1872 e il 1876. È probabilmente vero, come ce lo fa notare una pagina del sito del Museo di Scienze Naturali della Louisiana, che benché questo nome non sia in uso presso gli ornitologi, lo si trova comunemente sul web in riferimento all'unica specie di pinguini di Tristan da Cunha, ma visto che noi non siamo ornitologi chissenefrega.
Ma non perdiamoci in divagazioni.

Un pinguino di Moseley

Una volta appurato che i pinguini del filmino dei due pensionati in crociera tra Capo Nord e Capo di Buona Speranza erano gli eudipti di Moseley e una volta ancora constatato che la pagina Wikipedia in inglese mi dava molte più informazioni di quella in italiano, mi sono concentrato sulla prima, scoprendo che la specie Mosely è divisa in due sottospecie, i Moseley del Nord e quelli del Sud, caratterizzate da differenze genetice, morfologice e vocali. Perbacco, mi sono detto. Ma ho subito scoperto che quelli di Nigtingale sono degli eudipti del Nord, che infatti vivono al 99% a Tristan da Cunha e all'isola di Gough.
All'isola di cosa??? Di Gough? Mai sentita nominare!

L'isola di Gough

Un semplice clic ed ecco le spiegazioni. Prima di chiamarsi Gough l'isola si chiamava Gonçalo Álvarez, in onore del navigatore portoghese che la scoprì mentre comandava una nave della piccola flotta di Francisco de Almeida. Poi si chiamò Diego Álvarez. Non che un altro Álvarez se la fosse appropriata; semplicemente qualche cartografo iberico aveva sintetizzato il nome di Gonçalo Álvarez, scrivendo su una carta isla de Go Álvarez, il che spinse un altro cartografo, inglese, a trasformare de Go in Diego, cosa che non ha nessuna importanza quando si parla di pinguini di Moseley, ma che meritava di essere segnalata.
È dunque solo in un secondo tempo che all'isola venne dato il suo nome attuale in onore di quel Charles Gough che la riscoprì nel '700.
Inutile dirti che sono subito andato a cercare notizie di Gough. L'isola non è completamente disabitata visto che, oltre al milione di topi e a un numero imprecisato di pinguini e di àlbatri, la sua stazione meteorologica ospita sempre tre meteorologi, un tecnico, un meccanico, un medico e qualche biologo, che se ne stanno lì per un anno intero, su uno sputacchio di isola rocciosa e piovosissima, in mezzo al nulla.

La stazione meteorologica di Gough

L'unico fatto degno di nota mai accaduto sull'isola è successo l'11 febbraio 2014. Un tecnico elettronico sudafricano, Johannes Adriaan Hoffman, morì nel suo letto. La causa della morte fu un soffocamento da cibo. Sì, lo so, andarsene a morire in mezzo al nulla ingozzandosi di biscotti secchi sotto le coperte non è un granché come modo di togliere il disturbo. Eppure è grazie a questa idiozia che il nome di Johannes Adriaan Hoffman ha fatto il giro del mondo. Meditiamo.
Beh, come inizio dell'anno non mi pare male, no?
Mò vado a farmi il mio caffè.