lunedì 19 maggio 2014

Logica protozoica

Il protozoo Mixotricha paradoxa
 
Le sparate quotidiane di Beppe Grillo contro gli uni e contro gli altri, contro chiunque non sia seguace di Beppe Grillo, sembrano non avere più limiti.
Oggi il sito del pregiudicato genovese (visto che non solo Berlusconi, ma anche lui è un pregiudicato, condannato a 14 mesi con la condizionale per omicidio colposo) ospita uno scritto di tale non meglio identificata Eleonora, che parla delle celebrazioni per l'anniversario della battaglia di Montecassino. "Un commento lasciato sul blog mi ha fatto molto riflettere", ci informa il comico sulla sua pagina Facebook.
Di cosa si tratta? Come lo fa notare l'Huffington Post, lo scritto di Eleonora si ispira almeno in parte a un articolo apparso sul sito http://www.controinformazione.info/. Ci vado, su quel sito, lo apro e subito mi appare il primo titolo: La CIA coordina neo nazisti e Jihadisti. Ovviamente non è l'articolo che cerco e che infatti viene subito dopo. Intitolato La Storia scritta dai vincitori a Montecassino non permette che si parli dei loro crimini, è firmato "Redazione". Tanto per curiosità torno sul primo articolo, per vedere se anche quello è firmato "Redazione" e vedo che è firmato da Thierry Meyssan.
E qui mi cadono i testicoli, perché un sito d'informazione, seppur contro, che ospita un articolo di Thierry Meyssan non è assolutamente credibile. E perchémmai?, mi chiederà l'ignaro lettore che nulla sa di questo Carneade trasalpino. Mò te lo spiego.
Thierry Meyssan è uno, tanto per inquadrarlo subito, che sostenne che poco prima della caduta di Gheddafi una nave della NATO organizzò uno sbarco a Tripoli di combattenti di al-Qaida posti sotto il comando di ufficiali della stessa Nato.
Dapprima cattolico integralista, Meyssan si sposò, poi si scoprì omosessuale, poi fu espulso dall'associazione Gais pour la liberté, ovvero Gays per la libertà, nonché dalla ILGA, International Lesbian and Gay Association. Nel 1994 fondò il Réseau Voltaire, associazione che, tanto per dirne una, accusò gli Stati Uniti di aver provocato il terremoto di Haiti usando una non meglio precisata arma sismica. Divenne personaggio pubblico nel 2002 con la pubblicazione di L'effroyable imposture, ovvero La spaventosa impostura, libro nel quale affermava che gli attentati dell'11 settembre erano stati organizzati dal "complesso militaro-industriale" americano, la cui volontà era di imporre un regime militare negli Stati Uniti. Il libro, tradotto in 27 lingue, suscitò approvazioni tanto dal giornale neocomunista ungherese Népszabadság che dal cileno La Tercera, che si era distinto in passato come feroce oppositore di Allende e supporter di Pinochet.
Cosa afferma Meyssan nel suo libro? Per esempio, che, in barba ai 150 testimoni che videro un Boeing 757 cadere sul Pentagono, quell'aereo in realtà precipitò su un'area disabitata a 500 km. da Washington (e tutto fu messo a tacere), mentre sul Pentagono fu un missile a cadere. Per esempio n° 2, che le torri gemelle furono dinamitate da ingenieri specializzati. Per esempio n° 3, che la distruzione delle stesse torri (organizzata da Bush, ovvio) è paragonabile all'incendio del Reichstag organizzata da Hitler.
E mi fermo qui. O magari no: aggiungo che secondo questo malato della cospirazione, negli attentati di Londra e Madrid ci sarebbero state complicità nelle polizie inglese e spagnola, mentre il massacro di Belan, Ossezia del Nord, che causò la morte di centinaia di persone, tra le quali 186 bambini, fu anche quello organizzato dalla CIA.
Non fraintendermi: non è che confonda la CIA con i frati camaldolesi, o gli Stati Uniti con il club degli amici della Nutella. Ma accordare una qualsiasi credibilità a baggianate del genere significa conoscere gli Stati Uniti e soprattutto gli americani, molto, ma molto meno di quanto io conosca i meccanismi riproduttivi del rhizostoma pulmo o della phopilema nomadica, che sono due meduse il cui nome ho appena scovato su Wikipedia e la cui vita mi interessa quanto il colore e la consistenza della cacca di Dudù.
Cosa intendo dire con tutto questo? Che gente che se ne viene fuori citando come fonti attendibili degli organi di stampa che pubblicano articoli di Meyssan e gente che mi dice che quel tipo di informazione "fa molto riflettere" dimostra di avere un livello intellettuale paragonabile a quello di un'amoeba proteus, che sempre Wikipedia m'informa essere un protozoo. E mi dico: ma è mai possibile che uno che pretende che internet sia sinonimo di libertà e di democrazia dimostri poi di ragionare come un protozoo? Ed è mai possibile che ci sia tanta gente che lo prende sul serio?
Sì, lo so, è possibile. E questo mi riempie di un'infinita tristezza.
 

martedì 6 maggio 2014

Al di là dalla fotografia convenzionale

L'Autographer
 
No, non ero morto. Se non ho più scritto niente su questo blog dal 23 febbraio scorso è solo perché non avevo niente da dire, o se ce l'avevo non avevo voglia di dirlo. Oppure, più semplicemente, mi sono preso una pausa. Belle cose, le pause. Necessarie. Salutari.
Ma rieccomi. Oggi non ce l'ho proprio fatta a tacere.

Che la stupidità umana non abbia limiti è cosa che solo i più stupidi ignorano. Eppure, nonostante il carattere lapalissiano di questa sconcertante constatazione, la stupidità spinta all'estremo non finirà mai di stupirmi.
Questa mattina è stata la scoperta dell'esistenza di una nuova macchina fotografica, ma ancor più la lettura degli argomenti che incitano al suo acquisto, a farmi cadere la mascella sul pavimento in cotto. L'oggetto della mia rovina mentale (nel senso che la caduta della mascella mi ha rovinato il mento) porta il dolce nome di Autographer. È prodotto dalla casa britannica OMG (Oxford Metric Group), che, presentandosi sulla prima pagina del suo sito ufficiale, ci informa di lavorare per migliorare le (nostre) vite in molti modi diversi, applicando la sua incredibile tecnologia per trovare migliori soluzioni ai problemi del mondo vero (better solutions for real-world problems). Non è chiaro quali soluzioni porti l'Autographer, né quale sia quel mondo vero, ma di certo non è il mio.
Ma che cos'è 'sto Autographer? È una piccola macchina fotografica munita di clip che uno può fissarsi alla cintura, o nel taschino della camicia, o magari su una fascia dello zainetto e che poi fa foto da sola quando vuole lei. Se proprio vuoi saperlo, ha un fuoco fisso (3mm./f3,2) con una lente che offre un angolo di 136°. Scatta foto quadrate in formato jpeg con una profondità di campo praticamente illimitata, visto che va da 30cm. all'infinito. Non ha una scheda estraibile, ma una memoria di 8GB che pare le permetta di registrare nientepopodimeno che 27.000 immagini in 12 ore di uso continuo e ha naturalmente un GPS integrato (e ci mancherebbe altro!). È possibile parametrarla per farle scattare 240, oppure 360 foto all'ora, cioè una foto ogni 15 oppure 10 secondi. Inutile dire che può collegarsi via Bluetooth con un computer o un telefonino "intelligente".
Avrai capito che per il tuo problema c'è ormai una soluzione: se hai bisogno di scattare 27.000 foto in dodici ore devi assolutamente comprarti un'Autographer. La trovi negli Stati Uniti per 400$ e in Gran Bretagna per 400£ (tra 287 e 487€).
Dato per scontato, ci dice l'informazione pubblicitaria, che è divertente catturare e poi rivedere le tracce visive di dove sei stato e di cos'hai fatto (come guidare la macchina, partecipare a un avvenimento familiare,o andare al parco-giochi con i bambini... (Stop! Mi spiegate cosa c'è di scontato nel trovare divertenti cose simili?), e che è cool poter selezionare e condividere porzioni di questa narrativa in corso attraverso i social media, la posta elettronica, ecc... (Ri-stop! Ma è davvero così cool condividere il fatto che tra le 8 e 25 e le 9 e un quarto hai guidato la macchina? Ma stiamo davvero impazzendo?
E siamo sicuri che l'Autographer non sia tanto una macchina fotografica, quanto un'esperienza che ci porta molti passi al di là dalla fotografia convenzionale? Ma che cacchio vuol dire?
Fotografo ergo sum è diventato il motto preferito del cittadino del mondo con quel minimo di reddito che gli permette di comprarsi una macchinetta fotografica da quattro soldi o un telefonino qualsiasi. Non fotografare e non far girare il più possibile le proprie fotografie su internet è come non esistere. La fotografia è diventata l'alfa e l'omega dell'esistenza. Soprattutto se quell'esistenza è vuota come una poesia di Sandro Bondi.
Un mesetto fa ero ad Amsterdam, davanti a quattro meravigliosi piccoli Vermeer che non vedevo da anni (il quinto, La ragazza dall'orecchino di perla, era in mostra a Roma). Avrei voluto guardarmeli con calma, quei Vermeer, gustarmeli, godermeli. Ma non c'è stato verso. Prima, per arrivarci, ho dovuto sgomitare nei fianchi di tre canadesi, cinque israeliani e tre olandesi; poi, quando finalmente stavo guardando La lettera d'amore, sono stato circondato e rapidamente sopraffatto da decina di braccia tese, braccia giapponesi, cinesi, americane, francesi, italiane, ognuna portatrice di uno strumento fotografico che cercava a tutti i costi di fissare un'immagine che sarebbe comunque risultata mille volte peggiore di quella che i proprietari delle braccia in questione avrebbero potuto procurarsi per un euro al negozio del museo, in formato cartolina. Il quadro era sotto vetro naturalmente, ma molti fotografavano col flash! E nessuno, dico NESSUNO di quegli idioti che aveva passato almeno trenta secondi per raggiungere la posizione tanto ambita ne ha poi passati più di dieci a guardare il quadro.
Ma ormai tutto questo fotografare convenzionalmente è naturalmente reso obsoleto dalla possibilità di vivere un'esperienza che ci porta molti passi al di là della fotografia convenzionale. Già, perché una volta scattate le foto, l'Autographer ti offre la possibilità di montarle in sequenza e di rivivere così ciò che hai vissuto. Non ci credi? Guarda la dimostrazione pubblicata dal sito Expert Reviews. Guardala e piangi. O ridi, come vuoi. Guardala qui per 1 minuto e 27 secondi.
Strabiliante, no? Non credo ti fosse capitato spesso di vedere qualcosa di altrettanto idiota. Potresti almeno ringraziarmi.
Ma forse l'Autographer una sua ragione d'essere ce l'ha: forse il suo ruolo è proprio quello di mettere in chiaro la differenza tra fotografia e idiotografia.
Mi piacerebbe credere che non importa se la seconda domina ormai quantitativamente sulla prima. Ma, ahimé, non è così. Perché poi arriva sempre il momento in cui uno vorrebbe guardarsi un Vermeer in pace e non può.