lunedì 31 dicembre 2012

Mi sono letto l'Agenda Monti

Mi sono letto l'Agenda Monti. Per curiosità. Perché i giornali ne parlano, o ne hanno parlato molto, ma senza entrare nei dettagli.
Prima sorpresa: ho avuto l'impressione di capire quel che c'era scritto. Non sarà granché, ma è già qualcosa.
Tra le cose che ho capito, o, se vogliamo restare più modesti, che mi è sembrato di capire, c'è il fatto che “il Professore”, sforzandosi di rendere le sue parole comprensibili, abbia voluto dare prova di un certo rispetto verso i cittadini, fatto di per sé degno di nota nel panorama politico italiano.
Ho capito anche che una buona parte del testo si applica a non affrontare solo problemi economico-finanziari, ma anche culturali. Non parlo di cultura nel senso di patrimonio culturale, né di creazione artistica (assente dall'agenda), ma di cultura politica, ovvero di quella cosa che forse fa più danni a livello nazionale.
Ho trovato un linguaggio pacato e concreto, privo di anatemi e isterie, che non sempre diceva cose alle quali mi sento di aderire, ma che almeno le diceva su un tono che lasciava spazio alla discussione e alla contraddizione. Un linguaggio soprattutto privo di arroganza e libero dal vizio, tipico dei politici italiani, di proclamare pseudo-verità con la delicatezza di un fucile d'assalto in vendita in un'armeria del Kentucky.
Sono “montiano”? No, non lo sono. Ma proprio questo è il punto: il testo di Monti è interessante (che l'abbia scritto lui o Ichino, o qualcun altro, poco importa) perché non sembra essere alla ricerca di un'adesione ideologica, ma di un'eventuale adesione a un programma.
Io vivo in un comune di 13.000 anime in totale dissesto economico. Dieci anni di gestione PD hanno creato debiti per una decina di milioni di euro. Alle ultime elezioni è ancora il PD che ha vinto, dopo aver “scomunicato” un certo numero di membri che avevano dato vita a una lista alternativa (per la quale ho votato). Poco prima delle elezioni, al bar, ho sentito dei pensionati che dicevano: “Io voto per il Partito perché ho sempre votato per il Partito”. E infatti il Partito, quello stesso che ha creato il dissesto che ora pagheremo per anni, ha ancora la maggioranza.Perché molti di quelli che avevano sempre votato per il Partito lo hanno votato un'altra volta.
In questi giorni Bersani, candidato di quello stesso Partito, che continuo a scrivere con la P maiuscola come lo faccio con la Madonna (non solo quella che canta, anche l'altra), insiste perché Monti “faccia chiarezza” e “si posizioni”. Ovvero, di fronte a un programma scritto, quel che manca a Bersani è sapere se Monti “si posiziona” a destra o a sinistra. Ma non può leggersi l'Agenda? Il fatto che Monti si schieri con l'una o l'altra parte è davvero una pregiudiziale indispensabile? E indispensabile a che cosa? Alla possibilità di un'eventuale alleanza post-elettorale con una o l'altra delle due parti che, avendoci governato negli ultimi 70 anni, ci hanno portato al disastro attuale? Questa concezione della politica mi pare a dir poco arcaica, controproducente, assolutamente arrogante e distante dalle preoccupazioni dei cittadini almeno quanto Trento lo è da Palermo, o Monteserrat Caballé da Kate Moss.
L'Italia è un paese in crisi, su questo siamo tutti d'accordo, ma di che crisi si stratta? Crisi economica o crisi culturale? Qual è il maggior danno da riparare dopo il lungo periodo berlusconiano, ma anche, se vogliamo guardare un po' più in là, dopo il quarantennio democristiano e il particolarmente infausto quadriennio craxiano? A mio modesto avviso, quel danno è innanzitutto culturale: cultura del potere lontano dal popolo, cultura della casta, cultura di nani e ballerine, cultura della diffidenza verso lo Stato, cultura del qualunquismo, cultura dell'assenza di vere ambizioni collettive, cultura della burocrazia.
Monti, dal quale, insisto, un oceano di convinzioni mi separa, è comunque qualcuno che ha parlato degli evasori fiscali come di gente che ruba nelle tasche degli altri, qualcuno che dimostra di essere al di fuori della casta e di rifiutarne i comportamenti, qualcuno che sembra voler affrontare quei problemi culturali che sono la spina dorsale della distanza della gente dallo Stato. Vogliamo continuare a ripeterci, come una nenia auto-consolatrice, che saranno politici come Bersani e Rosy Bindi ad essere in grado di farci cambiare rotta? Oppure pensiamo davvero che una risposta ai problemi attuali possa portarcela su un vassoio d'argento Beppe Grillo, o che davvero la soluzione sia un Nichi Vendola che non potrà mai essere altro che un partner minoritario?
Ciò che finisce per farmi provare una certa simpatia per Monti è un po' la stessa cosa che aveva finito un paio di mesi fa per farmi provare nonostante tutto una certa simpatia per Renzi: la boria e l'aggessività di quella classe politica imperante e fallimentare che si sente improvvisamente messa in pericolo da un modo di fare diverso.
Ora, io credo che ciò di cui abbiamo più profondamente e urgentemente bisogno sia proprio un modo di fare diverso. Magari poi scopriremo che anche quel modo di fare non riuscirà a riportarci a galla. Ma di fronte alla certezza che il vecchio modo di fare non farà che riprodurre all'infinito moduli comportamentali disastrosi non vale forse la pena di correre qualche rischio?
Vorrei aggiungere un piccolo appunto. Quando, quattro anni e mezzo fa, sono tornato a vivere in Italia dopo 35 anni di Francia, due sono le cose che più mi hanno colpito alla lettura quotidiana dei giornali: l'impressione che per i politici nazionali sia normale sostenere sempre che se uno dice una cosa lo fa perché in realtà ne pensa un'altra e la necessità viscerale di fare di qualsiasi piccola dichiarazione politica, meglio se faziosa, un avvenimento importante e “estremamente grave”. La politica e la stampa italiane sembrano vivere in continua agitazione, nuotando in mari di adrenalina e testosterone, senza nemmeno prendere in considerazione la possibilità di un modo più pacato, ragionevole, rispettoso e magari elegante di vivere insieme. I politici italiani mi sembrano afflitti da un disarmante infantilismo. Sembrano bambini che litigano per le caramelle, straccivendoli che cercano ogni motivo per prendersi a botte, ultras da stadio, con in più un tale livello di autocompiacimento da far ingelosire un imperatore cinese del XIV secolo. Non so se guardandosi allo specchio al mattino mentre si lavano i denti si ripetano venti volte “Ho ragione io! Ho ragione io! Ho ragione io!”, ma quella è senz'altro l'impressione che danno. E il danno è immenso.

domenica 23 dicembre 2012

È natale! (alleluia)

Tu scendi dalle stelle, ecc. ecc.
Ariecco Natale. Radio e televisioni trasudano buonismo, i commercianti già preparano il loro discorso post-natalizio per lamentarsi di aver guadagnato troppo poco, le famiglie fanno sforzi sovrumani per superare unite lo scoglio del cenone, i bambini non ce la fanno quasi più ad aspettare il nuovo telefonino (o computer, o iPad, o piattaforma multimediale che sia).
In un paio di giorni saranno probabilmente scattate più foto di quante non ne siano state scattate dall'invenzione di Niépce alle dimissioni di Monti. Un'orgia di foto, una marea, una galassia. Numeri da capogiro, molto più vicini al googol (che se avessi studiato sapresti essere il numero composto da un 1 seguito da cento 0) che al miserabile trilione (18 patetici 0).
Vabbé, forse esagero, però sta di fatto che il 99% di quelle foto andranno perse tra 1 o 10 anni, in particolare perché non saranno mai state stampate su carta.
Per fortuna esiste il passato, esiste quel periodo che va dal 1827 (data di nascita della fotografia) alla metà degli anni 2000, quando la fotografia si è trasformata in addizione collettiva (addizione nel senso delle droghe, ovviamente). In quel poco meno di due secoli le foto venivano stampate e rimanevano a perenne testimonianza del passato.
È così che disponiamo oggi di emozionanti immagini natalizie .
Prima di tutto, i bambini:

bambini buoni,

bambini a cui piacciono le bambole, 

bambini che è meglio abituare fin da piccoli, 

 bambini trasformati in abeti viventi

e bambini che hanno trovato il vero Babbo Natale.

Poi le famiglie:

quelle gioiose,

 quelle di serial killer,

 
 quelle sexy,

   
quelle spiritose,

    
quelle creative,

   
quelle col papà che di mestiere fa il contorsonista, 

 
quelle disinibite. 

Poi i parenti:
 
Yolanda, la cugina di Voghera che viene sempre a trovarci per Natale,

quella burlona di Samantah, (l'altra cugina)
che ne inventa sempre una,

 
e infine Gualtiero, detto il Molletta, 
che non si è mai sposato ma si fa le foto con l'autoscatto.

Buon suicidio a tutti.



sabato 15 dicembre 2012

Parole di odio

 
Benedetto XIV e Rebecca Kadaga

I "tentativi" di rendere il matrimonio "fra un uomo e una donna" "giuridicamente equivalente a forme radicalmente diverse di unione" sono "un'offesa contro la verità della persona umana" e "una ferita grave inflitta alla giustizia e alla pace", sostiene il Papa” (Repubblica, 15 dic. 2012).

Poffarbacco: ecco gli omosessuali diventati guerrafondai. Da qui a dedurre che gli etero sono pacifisti c'è un capello. Oppure una colossale minchiata, a scelta.
Io sono profondamente, immutabilmente, convincentemente e irremediabilmente etero. Non è un vanto, è un dato di fatto. Io sono così e altri sono cosà. Sono anche vegetariano, calvo, marionettista e barbuto, tutte cose che probabilmente mi definiscono almeno quanto la mia eterosessualità che, se permettete, riguarda solo me e chi con me ha spartito almeno qualche goccia di sudore e altri liquidi corporei. Classificarmi come (solo) eterosessuale è stupido quando classificarmi come (solo) vegetariano, calvo, marionettista, o barbuto.
Come tutti, sono un essere piuttosto complesso, almeno dal punto di vista dell'ingegneria genetica, e magari un po' più complesso di altri da quello delle pippe mentali, però a me va bene così. Se uno mi venisse a dire che do fastidio alla pace nel mondo perché non mangio la carne o perché non mi rado la barba credo che esiterei tra una risata e una giratina di testicoli. Se poi quel qualcuno venisse a impormi di non avere gli stessi diritti di scegliermi un compagno o una compagna di vita perché sono calvo, allora opterei nettamente per la giratina di testicoli.
Oltre a essere eterosessuale, vegetariano, calvo, marionettista, e barbuto, sono anche un noto rompiballe che ha grosse difficoltà ad accettare che autorità morali, e non solo, di ogni tipo e genere approfittino vigliaccamente del loro status per sparare idiozie e mostruosità in grado di soddisfare il loro sentimento di importanza. Cosa, questa, che Ratzinger fa spesso. Molto spesso.
Sono nato e cresciuto negli anni 50 e 60. Gli omosessuali, a quei tempi, era normale chiamarli culattoni, checche, froci e invertiti. La mia generazione è venuta su così. Ma non è che perché uno viene su così deve poi rinunciare del tutto a far funzionare quel po' di materia grigia che si ritrova dentro il cranio. Anche se poi diventa Papa, no?...
Molte cose vanno contro la pace nel mondo: in particolare l'intolleranza, l'odio, l'incapacità ad accettare che altri possano essere diversi, abbiano idee e comportamenti diversi, che esistano altre ragioni valide quanto le nostre, che altri siano“giusti” quanto noi anche se non ci assomigliano, che siano “buoni” quanto noi anche se si comportano in modo diverso.
Tutte queste cose si nutrono di molte stupidità di varia estrazione, tra le quali la religione occupa un posto di prima fila. La religione, non appena cessa di essere un rapporto personale e intimo tra se stessi e il cosmo nel suo insieme, non appena diventa istituzione basata su dogmi, divieti e anatemi, è uno dei cancri principali della condizione umana. Ci sono state nella storia dell'umanità talmente tante guerre “di religione” che ci sarebbe da rotolarsi per terra dalle risa davanti alle parole del Papa se la cosa non fosse tragica.
Ma è anche insopportabile. Basta! Che taccia! Che tacciano tutti quegli immondi venditori di pseudo-morale adulati e riveriti come superuomini, che ci avvelenano l'esistenza col loro odio e la loro incapacità ad amare. Noi, uomini di pace, ne abbiamo abbastanza delle loro insopportabili prese di posizione. Vogliono credere che Dio esiste? Per me va benissimo, che problema c'è? Basta che non mi vengano a rompere le palle cercando di convincere anche me, o, peggio, dicendomi cosa posso e devo fare o non fare.
Ma si sono mai chiesti, questi signori, quanto possano apparire ridicoli agli occhi di un ateo? Hanno mai cercato di rendersi conto degli sforzi che un ateo deve fare per accettare di prendere sul serio le loro fesserie? Noi atei passiamo il tempo a sforzarci di rispettare gente che crede che Dio si sia incarnato attraverso la vagina di una vergine che è poi salita anima e corpo in cielo. Ma non si rendono conto, questi signori, della fatica che facciamo? Perché, diciamoci la verità, certe volte la voglia è grande di mandarli tutti a quel paese, di chiudere bottega e di smetterla di prenderli sul serio. Eppure no, siamo sempre lì a fare sforzi, perché non vogliamo essere come loro, perché vogliamo saper accettare anche quello che non capiamo, anche quei loro abissi di stupidità.
Ma poi ci sono delle volte in cui davvero non se ne può più. Signor Papa, ma un minimo di rispetto per l'intelligenza altrui non può proprio cercare di averlo? E che cacchio!

Appena finito di scrivere questo post scopro un'altra informazione che mi fa rabbrividire: il giorno prima delle sue insopportabili dichiarazioni sull'omosessualità, il Papa aveva ricevuto e benedetto la Signora Rebecca Kadaga, presidente del parlamento ugandese. Questa Signora ha dichiarato un mese fa che una nuova legge contro l'omosessualità sarebbe stata approvata nel suo paese entro Natale, anzi ha detto che sarebbe stato un “regalo di Natale”. Cosa prevede questa legge? La prigione a vita per omosessualità e la morte per “omosessualità aggravata”. 
In nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti. Amen.

Il diritto di detenere e portare armi

Solo negli ultimi 20 anni:
  • 8 gennaio 1993: Juan Luna e James Degorski massacrano 7 persone in un ristorante a Palatine, Illinois;
  • 1 luglio 1993: Gian Luigi Ferri, 55 anni, massacra 9 persone e ne ferisce 6 in un ufficio di San Francisco;
  • 19 aprile 1993: 76 uomini, donne e bambini  sono bruciati vivi nel massacro della setta dei Davidiani a Waco, Texas;
  • 19 aprile 1995: Timothy McVeigh, 27 anni, massacra 168 persone e ne ferisce 680 facendo saltare per aria un edificio federale di Oklahoma City, Oklahoma;
  • 24 marzo 1998: Mitchell Johnson, 13 anni, e Andrew Golden, 11 anni, massacrano 5 persone e ne feriscono 10 in una scuola di Jonesboro, Arkansas;
  • 20/21 maggio 1998: Kip Kinkel, 15 anni, massacra i genitori, poi 2 studenti della sua scuola a Sprinfield, Oregon, e ne ferisce 22;
  • 20 aprile 1999: Eric Harris e Dylan Klebold, entrambi diciottenni, massacrano 12 studenti e un insegnante alla scuola di Columbine, Colorado;
  • 24 maggio 2000: John Taylor, 36 anni, massacra 5 persone e ne ferisce 2 in un fast food del Queens, New York;
  • 8/14 novembre 2000: Reginald e Jonathan Carr, 22 e 20 anni, massacrano 5 persone e ne feriscono una nelle strade di Wichita, Kansas;
  • 26 dicembre 2000: Michael "Mucko" McDermott, 42 anni, massacra sei colleghi di lavoro a Wakefield, Massachusetts;
  • 21 marzo 2005: Jeffrey Weise, 16 anni, massacra il nonno, la compagna del nonno e poi 7 altre persone e ne ferisce 5 a Red Lake, Minnesota;
  • 25 marzo 2006: Aaron Huff, 28 anni, massacra sei persone e ne ferisce due nelle strade di Washington;
  • 2 ottobre 2006: Charles Carl Robert IV, 33 anni, massacra 5 studentesse e ferisce altre 5 persone in una scuola di Nickel Mines, Pennsylvania;
  • 16 aprile 2007: Seung-Hui Cho, 33 anni, massacra 32 persone e ne ferisce 17 all'Istituto Politecnico di Blacksburn, Virginia;
  • 7 ottobre 2007: Tyler Peterson, 20 anni, massacra 6 persone e ne ferisce una durante una festa privata a Crandon, Wisconsin;
  • 5 dicembre 2007: Robert A. Hawkins, 19 anni, massacra 8 persone e ne ferisce 4 in un centro commerciale a Omaha, Nebraska;
  • 14 febbraio 2008: Steven Kazmierczak, 27 anni, massacra 5 persone e ne ferisce 21 in un'università di DeKalb, Illinois;
  • 5 novembre 2009: Nidal Malik Hasan, soldato trentasettenne, massacra 13 persone e ne ferisce 29 a Fort Hood, Texas;
  • 8 gennaio 2011: Jared Lee Loughner, 23 anni, massacra 6 persone e ne ferisce 12 a Casas Adobes, Arizona;
  • 7 luglio 2011: Rodrick Shonte Dantzler, 34 anni, massacra 7 persone e ne ferisce due in due case a Grand Rapids, Michigan;
  • 5 ottobre 2011: Shareef Allman, massacra 4 persone e ne ferisce 6 in una fabbrica di Cupertino, California;
  • 12 ottobre 2011: Scott Evan Dekraai, 41 anni, massacra 8 persone e ne ferisce una da un parrucchiere di Seal Beach, California;
  • 2 aprile 2012: One L. Goh, 43 anni, massacra 7 persone e ne ferisce 3 in un college di Oakland, California;
  • 30 maggio 2012: Ian Stawicki, di cui non ho trovato l'età, massacra 4 clienti di un caffé, ne ferisce il padrone, poi, poco dopo, uccide ancora una donna in un parcheggio a Seattle, Washington;
  • 20 luglio 2012: James Eagan Holmes, 25 anni, massacra 12 persone e ne ferisce 58 in un cinema di Aurora, Colorado;
  • 5 agosto 2012: Wade Michael Page, 41 anni, massacra 6 persone e ne ferisce 4 in un tempio sikh di Oak Creek, Wisconsin;
  • 14 dicembre 2012: Ryan Lanza, 24 anni, massacra 20 bambini e sei adulti in una scuola di Newton, Connecticut.
Secondo stime ufficiali, si calcola che ci siano tra 270 e 300 milioni di armi in circolazione negli Stati Uniti per una popolazione di 314 milioni, escludendo quelle in dotazione all'esercito e alle forze di pubblica sicurezza, ovvero 88,8 armi ogni cento abitanti (uomini, donne e bambini).

La NRA (National Rifle Association) conta 4 milioni e 300.000 membri.

Il secondo emendamento alla Costituzione degli Stati Uniti, redatto da James Madison e adottato dal Congresso nel 1791, stabilisce che "essendo necessaria alla sicurezza di uno Stato libero una milizia regolamentata, il diritto dei cittadini di detenere e portare armi non potrà essere infranto".

Mike Huckabee, ex-governatore dell'Arkansas, pastore battista ed editorialista di Fox News, ha dichiarato ieri: “Il problema non è la criminalità, non sono le armi e nemmeno la violenza. Il problema è il peccato. Visto che abbiamo cacciato Dio dalle scuole, dalle comunità, dalle conversazioni pubbliche e private, non dovremmo essere così sorpresi quando si scatena l'inferno”.

mercoledì 12 dicembre 2012

Vietato essere negativi


Oleg Mikheev è un grande uomo. E infatti è deputato della Duma, il parlamento russo, per l'ossimorico partito Russia Giusta.
Oleg Mikheev è un uomo di idee. Di grandi idee. L'ultima, la più grande, la più bella, la più luminosa ce l'ha avuta ieri: imporre a giornali e televisioni che le notizie “negative” al loro interno non superino la barriera del 30%, in modo da “proteggere la psiche della popolazione”. Forse nemmeno Ubu, in tutta la sua sconfinata saggezza patafisica, era mai giunto a un tale livello di illuminazione.
Non si dovrebbe più trattare per i giornalisti di informare obiettivamente piuttosto che in maniera partigiana, ma, assai più nobilmente, di farlo “positivamente” piuttosto che in maniera negativa, almeno per i due terzi.
Vediamo come potrebbero (dovrebbero) andare le cose prendendo come spunto il giornale di oggi.
Titolo: Grillo: fuori chi mi critica – La base: sei come il Duce potrebbe diventare Grillo: dentro chi mi vuol bene – La base: complimenti per la bonifica dell'Agro Pontino.
Titolo: L'altolà di Berlino al Cavaliere: “No a campagne anti-tedesche” potrebbe diventare L'incoraggiamento di Berlino al Cavaliere: “Sì a campagne pro-italiane”.
Titolo: L'ultimatum di Maroni al Cavaliere: “Se corri tu, nessuna alleanza” potrebbe diventare L'invito di Maroni al Cavaliere: “Se vuoi fare un riposino noi siamo con te”.
Titolo: Vendola a Bersani: con Casini non governo potrebbe diventare Vendola a Bersani: per un governo senza casino.
Titolo: Tangenti sugli appalti, blitz al ministero potrebbe diventare Contenti di far salti, tutti al monastero.
Titolo: Una notte di scontri e arresti: le due anime dell'Egitto invadono le vie del Cairo potrebbe diventare Una notte di incontri e passeggiate: le due anime dell'Egitto riempiono le vie del Cairo.
Titolo: Lombardia, nel caos 700mila pendolari potrebbe diventare Nuove opportunità di jogging in Lombardia.
Titolo: Italiani e salute, più obesi e diabetici potrebbe diventare Italiani e salute, diminuiscono i magri e anche i consumi di zucchero.
Titolo: Operaio perde un piede potrebbe diventare Operaio saltella sul piede sinistro.
Titolo: Ecco il primo tweet del Papa: “Amici, vi benedico di cuore” potrebbe diventare Giornata di silenzio per il Papa.
Titolo: Avellino: 4 detenuti evadono dal carcere potrebbe diventare Avellino: 147 detenuti sempre in cella.
Titolo: Crollano le compravendite di case, dimezzate le richieste di mutui potrebbe diventare Gli italiani sempre più contenti della loro casa.
Titolo: Benzinai in sciopero potrebbe diventare Panettieri in piena attività.
Titolo: Strauss Khan, accordo con assegno potrebbe diventare Cameriera newyorkese diventa ricca.
Titolo: L'election day minaccia Sanremo potrebbe diventare Sanremo inghiottita da un'onda anomala.
Titolo: Berlusconi perde pezzi potrebbe diventare Berlusconi si fa in quattro.
Titolo: La Corea del Nord lancia missile a lunga gittata potrebbe diventare La Corea del Nord sperimenta fuochi artificiali di grandi dimensioni.
Titolo: Meeting di CL, truffa sui fondi potrebbe diventare Meeting di CL, frutta e girotondi.
Titolo: Ruby : sono in Messico, torno in Italia a gennaio potrebbe diventare Silvio, Lele, Emilio e Flavio: siamo nel Malawi, non torneremo più.

Naturalmente l'esercizio può essere portato avanti da chiunque con un minimo di buona volontà. L'importante, si sa, non è credere ciò che si legge, ma leggere ciò che si crede. Almeno per Oleg Mikheev.

domenica 9 dicembre 2012

Mercy non c'è più

Mercy
 
Me ne andavo tranquillamente a zonzo sulle pagine web dei miei quotidiani preferiti quando improvvisamente dal sito americano dell'Huffington Post, WHAM!, come una bomba in un giorno di tregua, come uno tsunami in un giorno di vacanza, come un pugno nello stomaco mentre si beve tranquillamente un caffé, ecco la notizia-bomba: Morte del gatto di Kim Kardashian, Mercy: il micino della star dei reality soccombe a un “virus simile al cancro”.
Ma no! No! Nooooo! Non avete capito niente: la notizia non è che c'è in giro un “virus simile al cancro”, la notizia è che Mercy è morto.
Si sa, davanti al dolore ci si aggrappa qualche volta alla cultura. Mi è subito venuta in mente la famosa battuta di Agnese ad Arnolfo nel secondo atto della Scuola delle mogli di Molière, le petit chat est mort, diventata di uso comune in Francia quando si allude alla perdita dell'illibatezza da parte di una giovinetta. Ma, ahimé, scendendo più giù nella pagina del quotidiano, mi è apparsa la foto di una ragazza modello Olgettina, una il cui petit chat mi ha tutta l'aria di essere mort da un bel po', ma con in braccio un bianco, tenero e innocente felis silvestris catus, innegabilmente appartenente alla sottofamiglia felina della famiglia felide.
Mi sono allora chiesto: ma cos'avrà mai fatto questa Kim Kardashian, il cui nome non mi è del tutto nuovo, per comparirmi ogni tanto davanti agli occhi dalle pagine di un quotidiano? Ho trovato la risposta. E la risposta è: niente.
Wikipedia definisce Kim Kardashian innanzitutto come una socialite, ovvero una che fa vita mondana, il che, a mia conoscenza, non è nemmeno cosa che ti dia diritto alla mutua, o alla pensione. Non è tutto, naturalmente: Kim è anche star di reality show, modella e attrice occasionale. Di fatto la sua (pare) grande notorietà le viene dal reality Al passo con i Kardashian, che è una roba, come dire?, nella quale Kim e le sue due sorelle fanno entrare le telecamere nella loro vita privata. Un vero sogno per tutti noi. La settima stagione della trasmissione è già andata in onda negli USA.
Non solo, ma il successo è stato tale che altre due trasmissioni sono nate nel frattempo: Kourtney e Kim prendono New York e Kourtney e Kim prendono Miami. In preparazione le dodici puntate di Kourtney e Kim prendono per il culo il resto del mondo, ma chissenefrega.
Perché non so queste cose senza bisogno di cercare su Wikipedia. Perché?
Perché la mia ignoranza è così abissale? Perché?
Sono davvero così disadattato, asociale, isolato e semplicemente ignorante?
Cosa penserebbero babbo e mamma se fossero ancora tra di noi? Accetterebbero di parlarmi nonostante tutto?
E i miei figli? Con che diritto posso ancora osare rivolgermi a loro?
Non sapevo chi fosse Kim Kardashian. Non sapevo che avesse due sorelle che si chiamano Kourtney e Khloé (con l'h dopo la k e il segnetto diacritico dell'accento acuto sulla e). E soprattutto non sapevo che avesse un micino di nome Mercy che adesso è morto di un “virus simile al cancro”!
Il peloso quadrupede persiano, pensate!, le era stato regalato pochi mesi fa dal suo fidanzato Kanye West. E qui, subito dramma: Kim si è accorta di essere allergica ai gatti. No! No! Noooo! 32 anni e non sapeva ancora di essere allergica ai gatti!
Allergica, ma dal cuore grande come il caveau di una banca, la bella armena aveva subito affidato Mercy (è lei che aveva trovato questo bellissimo nome) alla segretaria di sua sorella, Sidney Hitchock, che aveva appena patito il dolore della perdita del suo felis silvestris catus, un dodicenne di estrazione proletaria del quale l'Huffington Post tace il nome.
L'aveva affidato a Sidney Hitchock, sì, ma aveva continuato ad amarlo, tant'è vero che nel suo blog del 7 dicembre, Kim scrive testualmente: “È con grande tristezza che devo dire a tutti voi che il mio gattino, Mercy, ci ha lasciato. (…) Ho il cuore spezzato. Mercy era un gentile e adorabile gattino che ci mancherà tanto. Grazie a Sidney per aver riempito d'amore la breve vita di Mercy”.
Sì: grazie, Sidney, dal più profondo dei nostri cuori spezzati. Ma cos'è successo per davvero, e come è successo? L'Huffington Post ha indagato. Mercy sembrava in forma smagliante. Poi, il 26 novembre, non si sa precisamnet a che ora, il boyfriend di Sidney, di cui non si sa il nome (e questo, mi si permetta di dirlo, non è normale) ha chiamato Kim dicendole che il gattino era immobile e non sembrava avere alcuna reazione. Però respirava. Kim si è precipitata. Rischiando una crisi di allergia non ha esitato a ordinare al suo autista di correre a sirene spiegate (magari questi hanno anche le sirene sulle limousine, chissà?...) alla clinica veterinaria dove ha rapidamente dovuto affrontare la terribile diagnosi (sic): un virus fatale, che agisce come il cancro, aveva attaccato lo stomaco di Mercy. Nonostante l'immediata messa in atto di un trattamento aggressivo (re-sic), Sidney Hitchock ha finito per autorizzare l'eutanasia.
Se non pensate che questa sia roba grossa, permettetemi di dirvi che siete degli ignobili puzzoni senza cuore.