mercoledì 15 giugno 2011

Tutta colpa dei dipendenti statali

Lavoratoriiiii!

L'eccellente Giorgio Celio Stracquadanio è un deputato. Un eccellente deputato.
Basti sapere che ha:
  • affermato che l'editto bulgaro di Berlusconi avrebbe dovuto includere più nomi;
  • dichiarato che Augusto Minzolini avrebbe dovuto rendere esplicita la linea editoriale del TG1 a favore del governo Berlusconi;
  • invocato contro Gianfranco Fini il “trattamento Boffo”;
  • detto in Senato che L'Aquila “era una città che stava morendo, indipendentemente dal terremoto e il terremoto ne ha certificato la morte civile”;
  • sostenuto che era a favore dell'uso della prostituzione per fare carriera nella politica italiana (intervistatore: “la marchetta fa quasi parte del sistema, no?...” Stracquadaino: “Ma sì... la libertà, anche con degli sconosciuti, fa parte di una dinamica normale”);
  • cercato di introdurre un emendamento al decreto di sicurezza che avrebbe reso non rintracciabili le buste paga dei dipendenti delle aziende vincitrici di appalti pubblici;
  • negato che alla Vynils di Porto Torres (quella ditta i cui operai hanno passato mesi nell'ex carcere dell'Asinara) ci fosse una situazione di crisi;
  • spiegato che “siccome ci sono meno studenti ci vogliono meno insegnanti”
Ieri l'esimio rappresentante del popolo ha tenuto a commentare i risultati dei referendum soffermandosi sul fatto che questi siano dipesi anche dal tam-tam su internet:

Perché su internet noi non vinciamo? Scusate, ragazzi: hanno un esercito che alle due del pomeriggio va a casa e non fa un cazzo. (…) Questo è un esercito di quattro milioni di persone che già nell'impiego pubblico (non voglio dir niente, sennò il mio amico Brunetta s'incazza), già là, secondo me loro manettano di politica e non di pratiche pubbliche; non fanno il loro lavoro. Ma supponiamo che lo facciano tutto. Tornano a casa alle due. Dalle due alle dieci di sera, hai voglia il casino che monto anch'io se sto tutto il giorno dietro alla tastiera!

Insomma, hanno torto perfino quelli che affermano che i risultati referendari sono stati il risultato di “paure irrazionali” sul nucleare. In realtà è stata tutta colpa dei dipendenti statali che non lavorano, magari in particolare di quei precari che proprio ieri lo stesso Brunetta ha apostrofato come “la peggiore Italia”.
Grazie, onorevole: a questa non ci avremmo proprio pensato.
Ma si sa, i grandi statisti come lei servono anche a questo: a spiegarci come va il mondo e perché certe volte noi poveri e ignoranti elettori faremmo meglio a starcene a casa o ad andare al mare, seguendo l'esempio di chi ci ama tanto da aver fondato il partito dell'amore, o di chi fa pernacchie al tricolore.
Peccato che noi siamo davvero troppo stupidi per seguire insegnamenti di tale saggezza.
(La foto di Alberto Sordi, se lo accetta, gliela offrirei in formato poster).

Maschile o femminile?

Logo dell'Accademia della crusca

Mi sono letto la Guida alla redazione degli atti amministrativi redatta dall'Istituto di teorie e tecniche dell'informazione del Cnr in collabortazione con l'Accademia della Crusca. 
“E perché mai ti sei letto la Guida alla redazione degli atti amministrativi redatta dall'Istituto di teorie e tecniche dell'informazione del Cnr in collabortazione con l'Accademia della Crusca?”, mi chiederà l'incredulo lettore. “Perché le parole sono importanti”, potrei rispondere citando l'illustre Nanni; oppure “perché sono un rompicoglioni”, potrebbe suggerirmi di rispondere mia moglie. Entrambe le risposte sarebbero esatte.
Lo ammetto: sono uno che ama le cose precise, ben fatte. Amo i vocabolari, le enciclopedie, le liste. Amo le regole e amo soprattutto le eccezioni, al punto da dare grande importanza all'assioma patafisico secondo il quale “la regola è l'eccezione dell'eccezione”.
Comunque sia, mi sono pappato la Guida ecc. anche perché, avendo vissuto per più di trent'anni in terra transalpina, con la necessità di parlare e scrivere la lingua di Montesquieu e di Gérard Depardieu tralasciando quella di Dante e di Christian De Sica, sono spesso assalito da dubbi amletici su come scrivere una parola, un'espressione, un nome, una data o una quantità. Basti pensare, tanto per fare un esempio, che se in italiano bisogna scrivere “gli italiani”, il francese mette la maiuscola a “les Français” (e ti pareva...).
Il sito dell'Accademia della crusca ce l'ho in memoria nel segnalibri del mio navigatore e mi capita con una certa regolarità di consultarlo e magari pure di leggermene un pezzettino per puro piacere. Articoli come quelli sulla Sintassi del periodo ipotetico, sull'Uso del gerundio con soggetto diverso da quello della frase reggente, o sull'Impiego del congiutivo presente o imperfetto nelle proposizioni subordinate mi fanno godere come un grillo.
Al contrario, mai mi verrebbe in mente di andarmi a sorbire il sito della pallosissima e arrogantissima Académie française che, tanto per dirne una, vorrebbe convincermi a scrivere “mél” per e.mail e “professeur” anche per una professoressa.
A questo proposito, la nobile Accademia italica mi dà dei consigli sotto il titolo Nomi professionali femminili (http://www.accademiadellacrusca.it/faq/faq_risp.php?id=3945&ctg_id=93). Dopo un primo paragrafo introduttivo, ecco cosa trovo:

È inevitabile che un processo linguistico in fieri, come il riassestamento maschile-femminile nei nomi professionali, sia presentato in modo diverso dalle varie "fonti di lingua", che riflettono l'obiettiva oscillazione dell'uso reale. Per il prof. Malesci, che richiama un noto opuscolo ufficiale del 1987 (le Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana, compilate da Alma Sabatini) il futuro è delle forme femminili: la ministra, l'avvocata, la soldata. Può darsi che egli abbia ragione. A me sembra però che, al di là dell'uso di alcuni giornali (non di tutti!), più sensibili al "politicamente corretto", nella lingua comune forme del genere non siano ancora acclimatate e, anzi, potrebbero essere oggetto d'ironia. Sul loro successo incide negativamente anche il fatto che molte donne avvertano come limitativa la femminilizzazione coatta del nome professionale, riconoscendosi piuttosto in una funzione o una condizione in quanto tale, a prescindere dal sesso di chi la esercita. I giornali hanno fatto gran parlare, a suo tempo, dell'uso di Irene Pivetti che si riferì a se stessa come «presidente della Camera», «cittadino» e «cattolico».

Non proprio soddisfatto dal riferimento a Irene Pivetti come ispiratrice del buon uso della lingua italiana, sono andato a leggermi la Guida di cui sopra, trovando (parte prima, paragrafo 17) un altro suono di campana:

Per i nomi di mestiere, i titoli professionali e i ruoli istituzionali si suggerisce di usare il genere maschile e il genere femminile in base al genere del referente. Le strategie di riferimento e di accordo variano in base al tipo di testo.
Come regola generale negli atti di indirizzo politico-amministrativo (direttive), negli atti di gestione (atti e provvedimenti amministrativi) e nei regolamenti (atti normativi), e in particolare negli atti di indirizzo per la nomina e la designazione, da parte del Sindaco, dei rappresentanti del Comune presso enti, nelle comunicazioni a persone singole e nei bandi di concorso, è opportuno usare il genere grammaticale maschile o femminile pertinente alla persona alla quale si fa riferimento. Si noti che tutti i nomi di mestiere, di professione e di ruolo possono avere la forma femminile: operaio/operaia, sindaco/sindaca; assessore/assessora; segretario generale/segretaria generale, il presidente/la presidente ecc. È invece da evitare, perché non è grammaticale, l’uso dell’articolo femminile seguito dalla forma maschile, es. la sindaco. Si raccomanda di distinguere sempre il genere quando si fa riferimento a una persona definita, in particolare nell’intestazione, nelle formule d’esordio, nell’oggetto e nella firma.
Esempi:
In lettere, comunicazioni, avvisi: intestazione: Al signor/dottor/architetto XY oppure Alla signora, dottoressa, architetta XY; formula d’esordio: Egregio avvocato XY oppure Egregia avvocata YX; firma: Il responsabile del procedimento oppure La responsabile del procedimento. In delibere: oggetto: Nomina del sig. XY alla carica di consigliere comunale in surroga del consigliere YX oppure Nomina della signora XY alla carica di consigliera comunale in surroga della consigliera YX; elenco dei presenti al Consiglio: Risultano presenti: XY, consigliere, YX, consigliera ecc. Nei moduli da compilare si raccomanda di offrire la possibilità di scegliere il genere pertinente (Il/la residente ecc.).

Pirsonalmente di pirsona, come scriverebbe Camilleri, io tenderei a favorire le indicazioni della Guida, che, ricordandomi quelle delle autorità elvetiche o di quelle quebecchesi, mi invitano a riferirmi a Madame de Sévigné e a Georges Sand come écrivaines (femminile), e non écrivains (maschile). 
Che poi anche in quelle amene benché nordiche contrade esistanto delle Irene Pivetti attaccate alle tradizioni linguistico-maschiliste è probabilmente cosa certa. Ma mi pare che se la natura mi avesse dotato di un numero inferiore di testosteroni e di uno superiore di follicoli ovarici non troverei normale il sentirmi chiamare architetto, sindaco, ministro, o fotografo.

giovedì 9 giugno 2011

Puro sangue ravennate

 Ouidad Bakkali

L'assessore alla cultura e alla pubblica istruzione del comune di Ravenna è una ragazza di 25 anni, con laurea triennale in Scienze Intenazionali e Diplomatiche conseguita presso la Facolta di Scienze Politiche “Roberto Ruffilli” di Forlì e due anni di partecipazione alle sessioni del Parlamento Europeo dei Giovani come delegata nella commissione affari esteri e poi in quella ambiente e sanità.
Ma l'assessore alla cultura e alla pubblica istruzione del comune di Ravenna si chiama Ouidad Bakkali, nome ancora meno italiano di Massimo Schuster. E la cosa non piace a tutti. Non piace in particolare a ben cinque consiglieri comunali del PDL, che hanno tenuto a farlo sapere. I cinque scrivono di essere assai preoccupati, dal rischio “di una politica culturale che continui a guardare solo ed esclusivamente all’interculturalità ma che non tenga conto della tradizione culturale della nostra città”. Eh già, perché la città è loro, non di una che ci ha vissuto, studiato e lavorato per 24 dei suoi 25 anni di vita, una che ha magari la nazionalità italiana, però ha la pelle abbronzata anche d'inverno.
Questo inquadramento nel multiculturalismo — proseguono i cinque — rischia di diventare l’azzeramento dei nostri valori, della nostra identità, delle nostre radici per confluire in una nuova civiltà che è la sommatoria quantitativa di quanti arrivano a casa nostra e dettano le loro condizioni”. Eh già, perché vuoi vedere che magari 'sta Ouidad quando aveva un anno e stava ancora nel suo Marocco natìo si è detta “mo' me ne vado ad azzerare i valori e a dettare le mie condizioni ai ravennati”? No, attenzione: sono cose che capitano! Gli stranieri sono fatti così. Non tutti, per fortuna: Mike Bongiorno, tanto per citarne uno, idee del genere non le ha mai avute. E nemmeno Mal dei Primitives.
Ma il fatto è che i cinque consiglieri sono preoccupati dal pericolo di “annacquare le peculiarità dell’essere e delle tradizioni di Ravenna in un anonimo multiculturalismo di maniera”. Eh, sì, essere di Ravenna è importante. Ravenna non va annacquata! Il mondo intero conosce Ravenna per il mausoleo di Galla Placidia (costruito da una regina visigota), per la chiesa di Sant'Apollinare nuovo (costruita da re Teodorico, ostrogoto, per il culto ariano), per la cappella arcivescovile (costruita anche lei da Teodorico), per il battistero degli ariani (idem) e per la basilica di San Vitale (idem). Come dire, tutta roba ravennate d.o.c.
Uno dei cinque firmatari del documento che smaschera le origini straniere dell'assessore alla cultura, tale Alberto Alcarani (ma lo sa che Alberto è un nome germanico?), che su Facebook oltre a definirisi “christianus catholicus” pare affermi la sua predilezione per la Gialappa’s band e Mai dire Grande fratello, scrive che “se il sindaco nella Bakkali ha visto un simbolo, questo simbolo è l’esatto contrario per i ravennati autoctoni. Non si capisce poi come il Comune territorialmente più esteso dopo Roma non riesca a individuare una persona ivi residente che possa fare l’assessore”. Scusa, Alberto, ma cosa c'entrano gli autoctoni coi residenti? Non è che questo tuo lapsus l'hai messo apposta per dirci che secondo te gli stranieri non dovrebbero mai diventare residenti?...

mercoledì 8 giugno 2011

Egregio Signor Ministro


Egregio Signor Ministro,

(mi perdoni di non chiamarla per nome, ma lei sa bene che è proprio a lei che mi rivolgo), mi permetta, da semplice cittadino e con tutto il rispetto dovuto alla sua funzione, di porle qualche domanda:

  • quand'è stata l'ultima volta che ha fatto la coda in un ufficio postale, in un qualsiasi ufficio dell'amministrazione statale, in un ospedale, a uno sportello ferroviario, in un commissariato di polizia o dai carabinieri?
  • quand'è stata l'ultima volta che ha dovuto rinunciare a comprarsi qualcosa di necessario perché non aveva i soldi?
  • quand'è stata l'ultima volta che ha rifiutato un regalo che le veniva offerto da un semplice cittadino come me (o anche meglio di me)?
  • quand'è stata l'ultima volta che ha preso un autobus, un tram, un filobus o una metropolitana in un'ora di punta?
  • quand'è stata l'ultima volta che ha seriamente pensato di partecipare ai sacrifici imposti a noi tutti dalla crisi finanziaria proponendo di diminuirsi lo stipendio?
  • quand'è stata l'ultima volta che ha pensato che un piatto di pasta al ragù pagato 2€ alla buvette della Camera non è una cosa molto normale?
  • quand'è stata l'ultima volta che ha deciso di prendere la sua macchina personale per andare in un posto perché prendere l'auto blu sarebbe stato davvero scorretto?
  • quand'è stata l'ultima volta che ha detto in pubblico “mi sono sbagliato”, o “ho commesso un errore”?
  • quand'è stata l'ultima volta che ha evitato di dire in pubblico “non ho mai detto che...” mentre sapeva benissimo di averlo detto?
  • lei come si sente a lavorare con un ministro suo collega che fa il gesto dell'ombrello al tricolore?
  • lei come si sente a lavorare con un ministro suo collega che prende un aereo di Stato per andare a Milano a vedere l'Inter?
  • lei crede davvero che Berlusconi pensasse che Ruby era la nipote di Mubarak?
  • lei crede davvero che un suo ex-collega si sia fatto pagare la casa a sua insaputa?
  • lei crede davvero che in Italia ci sia la dittatura dei magistrati di sinistra e che la nostra sia “una Repubblica giudiziaria, commissariata dalle procure”?
  • lei crede davvero che una televisione pubblica non debba criticare il governo?
  • lei crede davvero che scrivere un libro o girare un film sulla criminalità organizzata significhi fare pubblicità alla mafia, alla camorra o alla 'ndrangheta?
  • lei crede davvero che Barak Obama sia abbronzato?
  • lei crede davvero che la RAI non dovrebbe pagare le multe dell'AGCOM?
  • lei crede davvero che il quotidiano spagnolo El Pais porti avanti “una campagna sistematica per demolire l'immagine dell'Italia”?
  • lei crede davvero che la maggioranza dei giudici della Corte Costituzionale sia di sinistra?
  • lei crede davvero che i tunisini si siano scordati della promessa fatta da Silvio Berlusconi qualche hanno fa di dare “la possibilità di un lavoro, di una casa, di una scuola per i figli, di un benessere che significa anche la salute e l'apertura di tutti inostri ospedali alle loro necessità” se fossero venuti a lavorare in Italia?
  • lei crede davvero che “gli insegnanti inculchino idee diverse da quelle che vengono trasmesse nelle famiglie”?
  • lei crede davvero che il bunga-bunga sia un fatto assolutamente privato anche quando chi l'organizza presiede un governo?
  • lei crede davvero che se Lucašenko (sa, il presidente bielorusso) è stato rieletto con l'82,6% dei voti è perché il suo popolo lo ama?
  • lei crede davvero che chi non vota per lei o per il suo partito sia necessariamente un coglione?
  • lei crede davvero che fare le corna dietro la testa di un capo di Stato in occasione della fotografia ufficiale di una riunione del G8 sia una cosa spiritosa?
  • lei crede davvero che “il capogruppo dovrebbe rappresentare in aula o in commissione tutti i deputati” perché i deputati “si sentono deprimere in Parlamento con votazioni continuative”? O crede davvero che quella fosse “solo una provocazione”?
  • lei crede davvero che D'Alema sia di sinistra?
  • lei crede davvero che Rosy Bindi sia “più bella che intelligente”?
  • lei crede davvero che Scilipoti sia una persona responsabile?
  • lei crede davvero che “Il Corriere della Sera, che è il giornale di Milano, i tg privati come Sky e dieci programmi della Rai, la tv di stato pagata dagli italiani (...) stiano con la sinistra”?
  • lei crede davvero che ormai Milano rischi di diventare “una zingaropoli di campi rom, assediata dagli stranieri”?
  • lei crede davvero che Medvedev e Putin siano “un dono di Dio” per la Russia?
  • lei crede davvero che ”l'anomalia italiana non sia Silvio Berlusconi, ma lo siano i pm comunisti e i giudici comunisti”?
  • lei si è sentito “addolorato per Gheddafi”, che è “una persona intelligentissima”?
  • lei è d'accordo sul fatto che una disoccupata che non riesce a trovare lavoro ancorché giovane e carina farebbe meglio a cercarsi un marito ricco?
  • lei è d'accordo che il processo Mills è stato “una vergogna per la giustizia italiana”?
  • lei è d'accordo che “il pubblico accusatore dovrebbe essere sottoposto periodicamente a esami che ne attestino la sanità mentale”?
  • lei è d'accordo che se a Pompei crollano muri e case è perché hanno duemila anni?
  • lei era d'accordo che le tende dei terremotati dell'Aquila andavano prese “come un camping da fine settimana”?
  • lei è d'accordo che il governo del quale fa parte è “è il più stabile e sicuro di tutto l'Occidente”?
  • lei è d'accordo che “è meglio essere appassionato di belle ragazze che gay”?
  • lei è d'accordo che “in Italia c'è una prevalenza di uomini”?
  • mi permetta una barzelletta: “Stamani in albergo volevo farmi una ciulatina con una cameriera. Ma la ragazza mi ha detto: "Presidente, ma se lo abbiamo fatto un'ora fa...". Vedete che scherzi che fa l'età?” La barzelletta l'ha fatta ridere?
  • lei ha mai detto a una donna: “mi posso permettere? Tu devi fare sesso da sola... Devi toccarti con una certa frequenza”?
  • e poi, scusi, le piace davvero come canta Apicella?

Nell'attesa di una sua cortese risposta, le porgo i miei più distinti saluti.
Massimo Schuster


martedì 7 giugno 2011

Fragole e mortadella

Ho preso la macchina e sono andato alla Coop. Ho comprato poche cose: fragole, asparagi, latte biologico, un pezzo di pecorino di Pienza Gran Riserva e uno di semistagionato. Ho pagato col Bancomat. Ho ripreso la macchina e sono andato da un gelataio artigianale che fa delle meraviglie. Gli ho comperato mezzo chilo di gelato (amarena, melone e torta di mele). Ho chiaccherato un po' con lui, come mi piace fare sempre con gli artigiani e gli ho detto che non gli avrei mai comperato il gelato al cocco perché il cocco mi piace troppo. Allora è venuta fuori la storia della prima volta che ho mangiato una noce di cocco appena colta, trentasei anni fa, su una spiaggia messicana. Gli ho raccontato come all'interno ci fosse almeno un litro di succo assolutamente paradisiaco. Gli ho detto che quando il succo era finito il cameriere di quel posto isolato e apparentemente poverissimo è venuto a tagliare il cocco in quattro e mi ha portato un cucchiaino. E gli ho spiegato che la polpa aveva la consistenza di una banana bella matura e un sapore che ancora adesso me lo ricordo. Il gelataio mi ha detto che gli avevo messo la voglia di andare nei Caraibi. Ho pagato, ho salutato e ho ripreso la macchina per tornare a casa.
Allora mi è venuto in mente che al reparto formaggi e salumi della Coop c'era una donna davanti a me. Portava uno di quei vestitini estivi che si comprano da almeno cinquant'anni alla Standa e un paio di sandali con delle perline di vetro rosse. Aveva l'aria stanca e trascurata. Ha chiesto se c'era del prosciutto scontato e se n'è fatta affettare cento grammi (“belle sottili le fette, mi raccomando”). Poi ha voluto sapere qual'era la mortadella che costava meno e anche di quella ha preso cento grammi.
Mi è tornata in mente, così, mentre guidavo...
Non c'è nessuna morale a questa piccola avventura quotidiana. Ma avevo voglia di raccontarla lo stesso.

domenica 5 giugno 2011

Grande arte

Avrebbe potuto essere un titolo del Vernacoliere, tipo: Artista se prende 'na banana 'n culo, ché i cetrioli c'hanno 'l morbo. E invece è un articolo del Corriere della sera. Secondo paragrafo:
Vengo attirata dal richiamo visivo di un gruppo di statue religiose dai colori fluo (la Madonna, San Pietro e il serpente, opera di Katharina Fritsch) e, soprattutto, dalla musica incalzante di una band hard rock. Situazione simil Woodstock ma formato mignon (lo spinello fa parte dell’ambience). Sul fondo, una montagnetta di tronchi di legno e lì sopra due che ballano quasi una lap dance, ma vestiti normali, con fare più annoiato che sexy. Un forno acceso che surriscalda l’aria (e fa un caldo boia) nel quale si fonde il vetro delle tante bottiglie di birra e vino bevute, in un gesto di riciclo molto greenmodaiolo. Questo è il «padiglione» open air dei Gelitin, un famoso, irriverente collettivo austriaco (fondato a Vienna nel 1978), invitato a questa Biennale. E cosa ti serve a merenda questo gruppetto di artisti? Nudo come un verme c’è uno di loro che si offre a un altro in una pratica di sodomizzazione con una banana (completa di buccia). La cosa va avanti per un po’ finché la musica smette e il pubblico astante applaude.
Sembrava che la giornalista, tale Francesca Pini, avesse preso la strada giusta. Senonché nel paragrafo successivo scrive che siamo in un porno da edicole notturne, in giochi di nonnismo da caserma, nel voyeurismo più assoluto (anche Jeff Koons ha spesso indugiato sull’argomento ma sempre controllandone l’estetica). 
Jeff Koons ha sempre controllato l'estetica? Forse è bene ricordare qualche controllo estetico dell'ex-marito della Cicciolina. Questo, per esempio:


Oppure questo:


Non c'è che dire: dal punto di vista dell'estetica, Koons va alla grande!
Prosegue la Pini: non c’è neppure la sofisticazione intellettuale dell’Azionismo viennese, alla Nitsch, artista che pure nelle sue performances sparge e cosparge le persone di sangue animale in un rito purificatorio dell’esistenza umana, macchiata dalla sua colpevolezza eterna.
Non c'è che dire: anche qui siamo davanti a grande arte:


Meno male che nell'articolo c'è anche il commento di Ali Janka, un componente fondatore dei Gelitin: «Non era affatto una performance. Questa volta abbiamo fatto davanti a tutti ciò che facciamo normalmente quando ci troviamo fra di noi a casa o in studio. Usiamo di tutto: carote, melanzane… Personalmente ho cucinato anche della pasta condendola con escrementi».
Wow! Pasta condita con la cacca! Questa sì che è un'idea artistica!
Qualcuno mi spiega come siamo passati dall'impiego della parola arte per Goya, Van Gogh e Pollock a quello per questa manica di coglioni? Mi devo essere perso un capitolo...