venerdì 2 settembre 2011

Chi è Alessandro Zamboni?



Stamattina ancora ricevo su Facebook il messaggio seguente: 
ATTENZIONE!!! NON accettate richiesta di amicizia di questa persona: ALESSANDRO ZAMBONI sta cercando di accedere alle foto dei bambini. Copia e incolla sulla tua bacheca! URGENTISSIMO”.
Siccome questo messaggio mi era già stato mandato ieri e l'altro ieri e il giorno prima da altre persone, sono andato a vedere chi fosse questo Alessandro Zamboni e in pochi istanti ne ho trovati più di cinquanta.
Ma soprattutto questo tipo di messaggio mi fa sempre pensare ad altre cose simili, tra le quali la famosa “voce di Orléans” (rumeur d'Orléans). Nel 1969, nella tranquilla città francese di Orléans, si sparse una voce secondo la quale alcuni camerini di prova di negozi d'abbigliamento appartenenti, guarda caso, a degli ebrei, sarebbero stati delle trappole nelle quali ignare donne venivano addormentate con una puntura e poi consegnate a dei magnaccia che controllavano un giro di prostitute. Si arrivò persino a dire che le donne venivano portate in un sottomarino immerso nella Loira e da lì poi... chissà dove.
Io non conosco nessun Alessandro Zamboni e non posso escludere a priori che almeno uno di loro sia uno schifoso pedofilo a cui piacerebbe accedere alle foto dei miei nipoti. Però mi chiedo: chi ha per primo parlato di Alessandro Zamboni come di un pedofilo? Perché l'ha fatto senza dare nemmeno la più piccola spiegazione di quanto affermava? Perché tante persone normalmente ragionevoli e rispettabili mettono in guardia amici e parenti contro un individuo di cui non sanno nulla?
E poi, ed è questo il fondo della questione: è più grave non diffondere questo tipo di “notizia” anche se la si è ricevuta da persone “fidate”, oppure diffonderla comunque, aumentando così la paranoia generale?
Mi pare che la diffusione sconsiderata di questo tipo di cosa dipenda da due elementi: 1) la paura di scoprire troppo tardi che non si era fatto niente, mentre si sarebbe potuto farlo; 2) il timore che, semmai ci si trovasse un giorno nella posizione di vittime, non ci si potrebbe difendere adeguatamente.
La “voce di Orléans” è stata a lungo analizzata in Francia e ha addirittura costituito il soggetto di un libro di Edgar Morin (Edgar Morin, La rumeur d’Orléans, Seuil, coll. «L’histoire immédiate», Parigi, 1969). È ormai opinione comune che il suo successo fu dovuto a un sentimento di antisemitismo non lontano da quello che, a suo tempo, ma ancora oggi, vorrebbe dare una qualsiasi credibilità all'infame quanto famoso Protocollo dei Saggi di Sion messo in giro dalla polizia zarista dei primi del '900.
Qui ovviamente non si tratta di antisemitismo. Piuttosto di paura nei confronti dei pedofili, uno dei quali potrebbe in qualsiasi momento costituire un vero pericolo per i nostri figli o nipoti. Ma se è vero che questa paura è giustificata e comprensibile (anzi, se è vero che l'assenza di questa paura sarebbe colpevole e incosciente), non è altrettanto vero che la diffusione di notizie non verificate né verificabili non fa altro che trasformare quella paura in paranoia, oltre ad infangare in maniera ignobile un certo numero di persone perfettamente innocenti?
Forse è bene ricordarsi ciò che canta Don Basilio nel Barbiere di Siviglia di Rossini:
La calunnia è un venticello / un'auretta assai gentile / che insensibile, sottile / leggermente, dolcemente / incomincia a sussurrar. / Piano piano, terra a terra / sotto voce, sibillando / va scorrendo, va ronzando. / Nelle orecchie della gente / s'introduce destramente / e le teste ed i cervelli / fa stordire e fa gonfiar. / Dalla bocca fuori uscendo / lo schiamazzo va crescendo: / prende forza a poco a poco, / scorre già di loco in loco, / sembra il tuono, la tempesta / che nel sen della foresta, / va fischiando, brontolando / e ti fa d'orror gelar. / Alla fin trabocca e scoppia, / si propaga, si raddoppia / e produce un'esplosione / come un colpo di cannone, / un tremuoto, un temporale, / un tumulto generale / che fa l'aria rimbombar. / E il meschino calunniato, / avvilito, calpestato / sotto il pubblico flagello / per gran sorte va a crepar”.
Se non si vuole correre il rischio che qualcuno se ne “vada a crepar” seppure innocente, forse sarebbe bene astenersi da calunnie, illazioni, diffusioni di “informazioni” anonime e cose del genere. Anche quelle fanno parte della macchina del fango.