domenica 30 maggio 2010

Un uomo ripugnante

 Mihajlovic

 Arkan

Da bambino ero tifoso del Milan. Poi lo sono rimasto per moltissimi anni.
Negli anni 50 il Milan era la squadra delle periferie milanesi, l'Inter di quelli che abitavano in centro, cioè "i ricchi". Sono passati molti anni, le cose sono cambiate. Avere come presidente di club Berlusconi mi era davvero diventato insopportabile. Qualche mese fa ho detto basta e mi sono messo a tifare per la Fiorentina, una squadra che mi è sempre stata simpatica, fino dai tempi gloriosi di Miguel Montuori. E poi, alla Fiorentina c'era un allenatore come Prandelli, un signore.
Ora, patatrac!, arriva Mihajlovic. Perché patatrac? Perché quello non è solo un idiota, come possono esserlo molti calciatori o ex- calciatori, non è nemmeno uno di destra o di estrema destra, è peggio, molto peggio. È uno schifo d'uomo.
Mihajlovic si è sempre detto molto amico di Zeliko Raznatovic, meglio (per così dire...) conosciuto come Arkan.
Chi era Arkan? Dapprima un semplice delinquente. La sua prima rapina la fece a diciotto anni in un bar di Zagabria. Poi lavorò per i servizi segreti iugoslavi, ma si vede che il lavoro non gli piaceva, perché si rimise alle rapine a mano armata: prima in un ristorante a Milano, poi in varie banche e gioiellerie in Svezia, Belgio, Olanda, Svizzera e Austria. Evaso da una prigione belga, se ne tornò in Serbia, dove Milosevic, l'artefice dei massacri etnici, lo incaricò di reclutare milizie volontarie anti croate e anti bosniache. Nacquero così le famigerate Tigri, il più spietato, fascista e assassino dei gruppi paramilitari serbi. Tra le numerosa "gesta" delle Tigri ricordiamo:
  • aprile 1992: due attentati che fanno 17 morti a Bijelijina, poi massacro di 400 civili nei dintorni;
  • maggio 1992: massacro di 600 civili a Brcko;
  • ancora maggio 1992: massacro di 13.000 civili a Prijedor e nei villaggi vicini;
  • febbraio/marzo 1993: partecipazione ai massacri di Cerska (700 vittime) e di Visegrad (centinaia di vittime e dispersi, 80 uomini bruciati vivi);
  • giugno 1995: partecipazione ai massacri di Srebrenica (tra 8.000 e 12.000 civili massacrati).
Qui non si tratta più di avere opinioni politiche divergenti. Si tratta di massacri effettuati nell'ambito dell'orrido progetto di "epurazione etnica", che peraltro etnica non era, ma confessionale. 
Mhajlovic, il nuovo allenatore della mia squadra, ha dichiarato (Corriere della sera, 23 maggio 2009): "Arkan era un mio amico: lui è stato un eroe per il popolo serbo. Era un amico vero, era il capo degli ultras della Stella Rossa quando io giocavo lì. Io gli amici non li tradisco né li rinnego. (...) Le atrocità? Voi parlate di atrocità, ma non c'eravate". Non c'eravamo nemmeno alle Fosse Ardeatine, se è per quello, né a Marzabotto. Però sappiamo quel che è successo. E magari se uno dei nostri "amici" avesse patecipato a quei massacri e se noi fossimo stati calciatori della Lazio, ci avremmo pensato su due volte prima di chiedere a dei "tifosi" di portare allo stadio uno striscione con su scritto "onore alla tigre Arkan" quando questo fu ucciso in un hotel di Belgrado. O no?
Ci tengo a ripeterlo: qui non si tratta di avere opinioni politiche divergenti: si tratta di assassini di massa, di odio religioso, di massacri di civili, di stupri collettivi. Nascondersi dietro idee patriottiche o nazionaliste per negare o magari accettare come danni collaterali simili misfatti è una porcata immonda. Il nuovo allenatore della Fiorentina è un uomo ripugnante.
Mi sa che mi metto a tifare per il Cagliari...

sabato 29 maggio 2010

Notizie da Facebook

 Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook

Dopo le terribili notizie che ho dato ieri sul piccolo Nathan Falco, figlio di Flavio Briatore, questa mattina ho semplicemente cliccato "flavio briatore" su Facebook e sono così capitato su una pagina che "piace a 13.743 persone". Ho incominciato a leggere i vari post e non resisto alla tentazione di copiarne qui uno, con i commenti che ha suscitato. Premetto che copio integralmente e fedelmente. Non venitemi quindi a far storie per errori di grammatica, sintassi, punteggiatura o che altro...

  • STEVE STIFLER - Paga le tasse, vecchio di merda
  • BAR SETTANTA NANETTI - la volgarita non è amica dell'educazione ne del rispetto e tu steve le hai perse entrambe
  • PATRIZIA LUZI - ce l'hanno tutta l'ha la famiglia briatore l'educazione. Se solo avessero pagato le tasse forse ne avrebbero di meno. STEVE CONDIVIDO E SOTTOSCRIVO TRANNE VECCHIO I VERI VECCHI SONO DELLE GRAN PERSONE I PORCI COME LUI SONO PORCI E CHI HA STIMA DI CERTA GENTE NON E' DA MENO E SE PER IL SIGNOR BAR SETTANTA NANETTI ANCHE IO SONO VOLGARE NON SA CHE COMPLIMENTO MI FA.
  • BAR SETTANTA NANETTI - la signora del bar settanta ritiene democratico che ognuno esprima le proprie opinioni e le proprie idee solo che si puo' fare senza cadere nella maledazione e nella volgarita, DOPODICHE OGNUNO FACCIA CIO' CHE RITIENE PIU OPPORTUNO QUESTA SI CHIAMA DEMOCRAZIA CIAO PATRIZIA LUZI
  • VINCENZO OLINDO - Io invece vorrei cha le gente pagasse il fisco... come facciamo? ci mettiam d'accordo? io non dico parolacce e tu convinci i ricconi a fare il loro dovere? :D  a parte le battute... con tutto il rispetto Signora del bar Settanta, dobbiamo smetterla a preferire la forma a disapito della sostanza... Capisco che ci si possa sentire offesi da parole ,ma sono sempre parole, per giunta contro terzi... Pensiamo ai "Briatore" figli della branchia malata del capitalismo, figli del "mostrare", del rendersi idoli delle nuove generazioni( almeno di quelli che non hanno delle capacità critiche da adoperare)... Io penso, per esempio, che chiamae un club "billionaire" o sfilare ricoperti da un'aura di danaro in versilia( giusto per farsi invidiare dalla gente "normale") sia di gran lunga più di cattivo gusto di un "vaffanculo". A presto. Saluti
  • BAR SETTANTA NANETTI - ritengo che Vincenzo abbia ragione e sono pienamente d'accordo con lui e con il suo modo di esprimere una opinione bando alle ciance io non sono mai stata al bilionaire non ci tengo ad andarci e non mi potrebbe fregare di meno devi pero' dammi atto da commerciante che se esistono certi locali e' perche' vi e' la richiesta sicuramente non e' un'attivita' fallimentare e non fa come me e mio marito che da 20 anni lavoriamo nella nostra trattoria facendoci un "mazzo" e andando avanti insieme all'orologio senza guardare le ore a loro bastano le stelline le veline e gli stupidi e comuni mortali che pur di farsi vedere insieme ad una di loro anche solo per pochi minuti sono disposti a spendersi lo stipendio il signor briatore come tutti i personaggi del suo calibro vendono la loro immagine e ne traggono un profitto siamo noi persone che tu ci definisci normali che sbagliamo ad invidiarli? scusa a poi cosi gli puoi invidiare? i SOLDI"???? e perchè? chi ti vieta domani di alzarti e crearti un impero certo servone delle capacita' dell'astuzia ma sono cose che non si pagano sono gratuite basta avere la fortuna di saperle applicare. per quanto riguarda le tasse scusa la mia grande ignoranza ma loro non HANNO GLI STUDI DI SETTORE????????????? VORREI TANTO POTERLO SAPERE. CIAO MARIA
  • SIMONETTA DEL RIO - X STEVE STIFLER sei il solito stronzo che parla con il culo... ma come ti permetti stronzo di merda sai tu.
Per chi volesse saperne di più sui partecipanti a questa interessante discussione, ecco alcune precisazioni biografiche che ognuno di loro pubblica sui rispettivi profili Facebook:

STEVE STIFLER
Uomo
Single
Orientamento politico: Partito della Gnocca
Orientamento religioso: Chiesa dei Santissimi Ligabue e Vasco
Citazioni preferite: "Bravo ragazzo non paga", "Una donna fa bene l'amore solo quando è incazzata"

BAR SETTANTA NANETTI
Uomo
Sposato
Interessi e preferenze: Raffaella Carrà

PATRIZIA LUZI
Patrizia condivide solo alcune informazioni del suo profilo con tutti


VINCENZO OLINDO
Situazione sentimentale: ha una relazione complicata con La Doccia
Citazioni preferite: L'Italia è uno stivale con un piede morto dentro
Attività: sognare, thought, progettare, viaggiare, vivere, Amazzonia

SIMONETTA DEL RIO
Donna
Vedova
Attività: Corporate title, Flavio Briatore
Film: cinema horror

Facebook è una miniera che merita di essere scavata ogni giorno. La "branchia malata del capitalismo", lo "sfilare ricoperti da un'aura di danaro in versilia" e "chi ti vieta domani di alzarti e crearti un impero" sono solo alcuni dei concetti gloriosamente post-moderni messi quotidianamente a nostra disposizione sulle pagine del sito di Mark Zuckerberg.

giovedì 27 maggio 2010

Notizie dal mare

 Lo yacht di Pier Silvio Berlusconi

... e lo yacht di Flavio Briatore

Visto che viviamo tempi di "sacrifici duri (...) per evitare che l'Italia faccia la fine della Grecia" (Gianni Letta), Pier Silvio Berlusconi ha fatto varare il suo nuovo yacht di 37 metri. Probabilmente ne voleva uno da 97, ma i tempi sono duri per tutti.
Uno yacht, a dire il vero, già ce l'aveva. Ma di metri ne faceva solo 30. Una barchetta insomma, tant'è che gli era costato solo 10 milioni di euro. E poi, aveva già dieci anni. Roba vecchia, da rottamare.
Il nuovo invece, dotato di quattro suite e una sala fitness, è costato 18 milioni. Il che, siamo tutti d'accordo, è un sacrificio duro coi tempi che corrono.
Gli uomini d'equipaggio saranno sei. Ben sei posti di lavoro nuovi! Mi sa che con la famiglia Berlusconi al comando manca ormai poco alla piena occupazione.
Ahimé, altre notizie, nettamente meno belle, ci giungono dal mare. Dopo il sequestro dello yacht di Flavio Briatore, la di lui compagna Elisabetta Gregoraci dice di aver vissuto "un'esperienza terribile". Pensate: "almeno quindici persone sono salite a bordo"! La poverina ha dovuto sbarcare. Ecco il suo drammatico resoconto (Il corriere della sera): "Ho dovuto lasciare la culla, il fasciatoio, le medicine, i prodotti speciali per la pulizia del piccolo. Tutto, insomma. Questa era diventata la sua casa in attesa che finissero la nostra nuova abitazione a Montecarlo, questione di giorni. È stato un trauma per me e per il bambino".
E questo, signori miei, non succede in Afghanistan, in Irak o nell'est del Congo, no! Succede in Italia!
Bertolaso, dove sei? Perché non fai nulla?
Berlusconi, un decreto!
Maroni, chi erano quelle "quindici persone"? È possibile che tra di loro vi fossero dei dipendenti statali?
E tutto questo perché? Per un'evasioncina fiscale da quattro milioni di euro che non è neanche vera, visto che Briatore stesso si è dichiarato innocente.
Adesso Nathan Falco (il pargoletto) "non è più sereno"! "Piange spesso"!
E che, scherziamo?
E la dichiarazione universale dei diritti dell'uomo?
E la convenzione sui diritti dell'infanzia approvata dall'ONU il 20 novembre 1989 e ratificata dall'Italia il 27 maggio 1991con la legge n° 176? Il bimbo piange spesso, vi dico!
Viviamo proprio in un brutto paese.

Un monsignore

 Monsignor Gerardo Pierro

L'eccellente Monsignor Gerardo Pierro, arcivescovo di Salerno, va in pensione. Fin qui niente di strano, visto che il buon prelato è nato nel lontano 1935.
Quel che è strano è ciò che è successo stamattina, ovvero l'inaugurazione, alla presenza del Monsignore, di una statua raffigurante la sua augusta persona, con tanto di piedestallo. Sul piedestallo sta scritto: "A monsignor Gerardo Pierro, arcivescovo primate metropolita di Salerno Campagna Acerno al compiersi del suo 75° anno d'età con viva gratitudine l'arcidiocesi eresse".
Ora, se "l'arcidiocesi eresse" e se il soggetto della statua è l'arcivescovo, forse sarebbe stato più semplice scrivere "A me, monsignor Gerardo Pierro, (...) eressi". O no?
I maligni, di cui per fortuna non faccio parte, non mancheranno di far subdolamente notare che in fondo non c'è niente di strano a che uno che ha passato tutta la sua vita profesionale in una ditta il cui fondatore sosteneva di essere figlio nientepopodimenoche del creatore dell'universo abbia finito con lo sviluppare un'autostima degna dei rimpianti Enver Hoxa, Benito Mussolini, o Mao Tse-Tung. Ma una statua in marmo di Carrara alta quattro metri...
Per gli attenti lettori che avessero l'impressione di aver già sentito nominare il buon Gerardo, è bene forse ricordare che Sua Eminenza è indagata per truffa aggravata ai danni dello Stato, abusivismo edilizio e abuso d'ufficio.
La storia risale a qualche anno fa ed è legata alla ristrutturazione di un albergo e centro congressi riservato al clero sulla litoranea di Salerno. Cito La Repubblica del 15 luglio 2008: "40 stanze, sale congressi, ristorante, cucina e stabilimento balneare". Valore stimato: 10 milioni di euro. Ora, è proprio nei giardini di quell'albergo che la statua è stata eretta.
Cosa aspettano i nostri dirigenti politici e i nostri capitani d'industria a seguire tanto augusto esempio? Un bell'affresco di Bertolaso su un muro dell'Aquila, un bassorilievo di Denis Verdini su tutte le eoliche sarde, un bronzo dell'ex-ministro Scajola sul tetto della sua casa di fianco al Colosseo, un mosaico con la faccia di Flavio Briatore sulla piazza del municipio di Porto Cervo, ecco dei progetti degni del nostro grande paese!
Ma mi viene un dubbio: vuoi vedere che quelli ci pensano per davvero?

martedì 25 maggio 2010

Mi sono sposato

Just married

... e così mi sono sposato. 
Lo scopo di questo blog non è certo di raccontarvi la mia vita, ma mi sembrerebbe difficile (e anche brutto) mettermi lì in questi giorni così particolari a commentare le patetiche uscite di Bondi, la "forse inutile" operazione alla prostata subita dal Berlusca qualche anno fa, l'improvvisa emergenza di tipo greco che sembra venir fuori dal nulla mentre fino a ieri la litania era che a noi italiani andava meglio che a tutti gli altri, la terrificante legge-bavaglio sulla stampa, o... 
Mi fermo qui, sennò mi scappa da dire qualcosa. 
Mi sono sposato in Sardegna, con un meraviglioso coro di uomini in costume che ha fatto piangere mezza comitiva, con porcetto e gamberoni, 23 chili di dolci, 170 persone, figli e nipoti, parenti e amici. Ci sono momenti nella vita in cui si ha diritto di staccare la spina e godersi qualche momento di pura felicità. E io me li sto godendo tutti.
Allora mi limito ad augurare a chi legge altrettanta felicità, che sia in Sardegna o altrove, che sia sposandosi o guardandosi un bel tramonto, leggendosi un libro, ascoltando musica, mangiando ravioli di zucca, o facendo qualsiasi altra cosa. L'importante è che questi momenti non ce li può poi portare via nessuno, né Bondi, né Berlusconi, né quello che suona il clacson all'incrocio, né il vicino che peta in ascensore, né l'FMI.
A presto.

domenica 16 maggio 2010

Matrimoni sponsorizzati

 Julie e Jeff

Accidenti! Ma perché non ci ho pensato prima?
Trovo un articolo sulla Repubblica che mi spiega che in Francia due o tre coppie si sono fatte, o si stanno facendo, sponsorizzare il matrimonio. Mi precipito sui link delle coppie in questione e trovo la prima, Natacha e Vincent, che scriveva sulla prima pagina del suo blog nuziale, il 16 ottobre del 2008:
  • Buongiorno! L'avventura "sposateci" incomincia oggi! Gli inizi rischiano di essere un po' caotici, ma dal lunedì 27 ottobre prossimo la macchina dovrebbe essere ben lanciata e l'attualità quotidiana! In programma: le nostre ricerche di sponsor, le nostre idee di avvenimenti pubblicitari svelate e la presentazione dei due futuri sposi svelati dietro questo blog. Non esitate a consultare l'articolo che spiega questo blog, accessibile dal titolo "perché questo blog?
Già: perché questo blog?
Esito e passo alla seconda coppia, Julie e Jeff. I due sempbrano molto seccati e ancora più grammaticalmente confusi dei primi, in particolare per quanto riguarda la punteggiatura:
  • Vogliamo rimettere le cose a posto, abbiamo incominciato il progetto il 7 giugno 2009 e Aurore e Alexandre (una terza coppia, par di capire) in agosto 2009 siamo quindi i secondi (scritto 2di) in Francia e non i terzi (scritto 3i) anche se loro si sposano in maggio bisogna davvero che la gente che arriva dopo gli altri lo riconosca perché io trovo irrispettoso grazie a questa famosa coppia di farsi passare per noi. Io penso di aver lavorato duro non è perché poi questa coppia arrivi prima di noi e raccolga il frutto (singolare) del nostro lavoro accanito tanto più che noi siamo stati intervistati dal giornalista del parisien (Le Parisien, quotidiano locale della regione parigina) per primi (scritto 1mi) allora grazie di rispettare il lavoro della gente. Abbiamo aiutato altre coppie a incominciare e ha funzionato per loro e ne siamo felici ma Aurore e Alexandre sono davvero senza pudore e questo è davvero uno schifo. Allora che si sposino in fretta e che la smettano di prenderci tutto grazie a loro.
Questo appariva ieri. Ma già il 12 maggio c'era un annuncio importante:
  • Domani france soir uscirà (sic) un articolo su di noi che scopriremo mantenendo (a meno che non sia "e adesso", con un errore di stompa) che voi dunque non esitate a procurarvi il giornale e a ritrovarci nella parte "regione centro" a Nogent le Rotrou.
Questa cabalistica comunicazione era prima seguita dalla foto dell'articolo stampato l'indomani e poi da un vibrante appello:
  • cerchiamo un reportage in un telegiornale nazionale e regionale (non si sa mai) per presentare il nostro progetto nella nostra regione e alla francia (minuscolo) intera se possibile. (In effetti siamo la seconda (scritto 2da) coppia francese dopo Natacha e Vincent a far sponsorizzare il nostro matrimonio) e (e?...) vorremmo spiegare alla gente come ci siamo arrivati e come viviamo questa avventura umana eccezionale e chissà può magari dare idee ad altre coppie. Allora se voi giornalisti il nostro progetto innovatore e originale vi interessa (poesia pura) non esitate a contattarci via il nostro indirizzo mail: jeffetjuliepasdeloup@hotmail.fr Vi risponderemo molto rapidamente grazie in anticipo.
La traduzione è mia, ma giuro che è fedele.
Un attimo di sgomento: sono stato il venticinquemiladuecentosesto visitatore del sito di Julie e Jeff, che vi consiglio vivamente di consultare: http://lilietdoudou28.e-monsite.com/).
O tempora! O mores!

sabato 15 maggio 2010

Un pirla

Pietro Giovannoni, consigliere della Lega Nord-Liga Veneta, nonché presidente del consiglio comunale di Vigonza ha dichiarato, durante una discussione in aula che gli omosessuali sono "culattoni e lesbiche". Poi ha aggiunto: "Non scherziamo, non avevo nessuna intenzione di offendere." E poi: "Mi spiace, io parlo spesso a braccio e negli interventi me piase dir qualche parola in veneto, ecco..."

Premettendo che non ho intenzione di offendere nessuno e che, mi spiace, scrivo spesso a mano e quando scrivo, ecco..., mi piace metter giù qualche parola in milanés, vorrei solo dire che il signor  Giovannoni l'é un cuiun e un pirla.

domenica 9 maggio 2010

La teiera di Russel

 Richard Dawkings

 Si sa che il bello (e il brutto) di internet è che uno ci va per cercare la data della battaglia di Austerlitz e finisce, un quarto d'ora dopo, per guardare tutte le foto di un sito australiano sulle scuole di surf di Perth. È così che stamattina, partendo dala rubrica Day in photos del Washington post, sono arrivato, non so più come, a un sito dedicato all'etologo e biologo Richard Dawkings.
Ammetto senza vergogna ( o con, non ho ancora deciso) che ignoravo totalmente l'esistenza di Dawkings, professore a Oxford, divulgatore scientifico (appena finito questo blog mi voglio ordinare il suo libro Il cappellano del diavolo), nonché un po' filosofo. Dawkings, da quel che ho visto, sembra essere un po' il successore di Bertrand Russel nella difesa dell'ateismo (o comunque del pensiero agnostico, o come diavolo volete chiamarlo) nei confronti della religione. Mi è allora venuta voglia di ripubblicare qui il famoso breve testo di Russel sulla teiera, nonché il commento di Dawkings.

Scrive Russel:
Se io sostenessi che tra la Terra e Marte c'è una teiera di porcellana in rivoluzione attorno al Sole su un'orbita elittica, nessuno potrebbe contraddire la mia ipotesi, purché mi assicurassi di aggiungere che la teiera è troppo piccola per essere vista anche dai nostri telescopi più potenti. Ma se io dicessi — posto che la mia asserzione non può essere confutata — che dubitarne sarebbe un'intollerabile presunzione da parte della ragione umana, la gente avrebbe ragione di pensare che sto dicendo fesserie.
Se invece l'esistenza di una tale teiera fosse affermata in antichi testi, insegnata ogni domenica come la sacra verità e instillata a scuola nelle menti dei bambini, allora ogni esitazione nel crederci diventerebbe un segno di eccentricità e trasformerebbe i dubbiosi in soggetti degni dell'attenzione degli psichiatri, in un'età illuminata, oppure di quella dell'Inquisizione, in tempi più remoti.

Commenta Dawkings:
Il motivo per cui la religione organizzata merita la nostra aperta ostilità è che, contrariamente alla fede nella teiera di Russel, la religione è potente, influente, esentasse, nonché inculcata sistematicamente nelle menti di bimbi troppo giovani per potersi difendere da soli. Nessuno obbliga i bimbi a passare i loro anni di formazione imparando a memoria libri folli che parlano di teiere. Le scuole sovvenzionate dal governo non cacciano i bimbi i cui genitori preferiscono teiere di forma sbagliata. I fedeli della teiera non lapidano a morte gli infedeli, gli apostati della teiera, gli eretici della teiera e i blasfematori della teiera. Le mamme non cercano di impedire ai loro figli di sposare donne che rinnegano la teiera o che sono figlie di famiglie che credono che di teiere ne esistano tre. Gli amanti di thé che versano prima il thé nella tazzina non gambizzano quelli che ci versano prima il latte.

Per concludere, una piccola citazione di Kurt Vonnegut:
Potete dire quel che volete sulla fede. Per me è una cosa terrificante e assolutamente abominevole.

Buona domenica.

venerdì 7 maggio 2010

Delle razze

Da dove viene questa bambina?

Negli Stati Uniti è in corso il censimento che, come voluto dalla Costituzione, deve svolgersi ogni dieci anni. Incuriosito dalla copertina che Il venerdì della Repubblica dedica all'argomento, sono andato a guardarmi il sito ufficiale che il governo ha preparato (http://2010.census.gov/2010census/) e mi sono scaricato i fogli che ogni residente negli USA deve compilare. E lì, in prima pagina, ho effettivamente trovato ciò che mi aveva fatto sobbalzare sul Venerdì: il dichiarante deve indicare la propria "razza", con possibilità di scelta multipla.
Le "razze" tra le quali è possibile scegliere sono:
  • Bianca
  • Nera, Afro-americana o Negra
  • Amerindiana o dell'Alaska (indicare il nome della tribù)
  • Asiatica Indiana
  • Cinese
  • Filippina
  • Giapponese
  • Coreana
  • Vietnamita
  • Hawaiana
  • Dell'isola di Guam o Chamorro (ovvero delle Marianne)
  • Samoana
  • Altre asiatiche (indicare la razza, per esempio Hmong, Laotiana, Thai, Pakistana, Cambogiana, ecc.)
  • Di altre isole pacifiche (indicare la razza, per esempio delle Figi, di Tonga, ecc.)
  • Di altre razze (indicare la razza)
 Sono basito. Già l'idea di razza riferita a degli esseri umani mi lascia a bocca aperta, ma poi le scelte possibili sono veramente patetiche e ridicole. Così, per esempio, un cinese sembra dover essere un cinese e basta, indipendentemente dalla sua appartenenza al gruppo etnico tibetano, han, mongolo, o qualsivoglia. Immagino la gioia dei tibetani.
Per gli etiopi residenti in America la cosa è ancora diversa: dei 72 gruppi etnici esistenti in Etiopia una buona dozzina, tra i quali  gli amhara e i tigregni, sono di ceppo semita, contrariamente agli altri, che sono camiti. Tutti però devono definirsi Neri semplicemente perché hanno la pelle scura?
C'è poi il Pakistan, che era India fino a settant'anni fa, ma che ora si trova ad essere individuato come razza. E il Bangladesh? Non è stato anche lui India prima e Pakistan poi?
Ma allora non si capisce bene perché i lapponi e i i ciprioti debbano essere tutti Bianchi. E i marocchini e congolesi sono tutti Neri?
Mi pare chiaro che distinzioni di questo genere applicate all'Italia farebbero, almeno in un primo tempo, la gioia della Lega Nord. Dico in un primo tempo perché è facile immaginare come dopo un po' certi friulani troverebbero strano il fatto di essere assimilati ai novaresi. E in un secondo tempo? Sì, perché già li sento i pavesi: "Ué, siamo mica come quei barboni della Val Brembana! Mangiamo mica la polenta, noi! Mangiamo il riso!"
Le classificazioni e le liste mi hanno sempre affascinato e adoro fare liste di tutto. Però se le liste mi piacciono è perché mi sembra evidente che sono cose impossibili. Provate anche semplicemente a fare una lista dei libri che avete in casa e vedrete. A parte la lista alfabetica, sia per autore o per titolo, troverete sempre dei libri inclassificabili. Poema a fumetti di Buzzati è un romanzo o un fumetto? Conrad è un autore polacco o inglese? Il nome della rosa è un giallo?
È questo il bello delle liste: sono impossibili! Farne uno strumento pseudo-scientifico è non solo ridicolo, ma anche pericoloso, soprattutto quando a servirsene è un governo.

E mi torna in mente un documentario che vidi anni fa alla televisione francese. Un gruppo di ricercatori americani andò in un paesino sperduto del centro della Francia e propose a tutti gli abitanti di analizzare il loro DNA per studiarne in particolare i marcatori genetici. Ne venne fuori, con grande stupore dei partecipanti, che la sequenza genetica di alcuni di loro indicava origini etniche molto lontane. Ricordo in particolare la faccia assolutamente allibita di una vecchia contadina quando le venne detto che il suo sangue rivelava una discendenza da antenati sub-sahariani. Ecco, quella faccia stupita fu bellissima da vedere proprio perché la sua espressione era semplicemente stupita e non lasciava intuire nessuna considerazione razzista. Al contrario: le avevano appena detto che aveva un antenato "negro" e la cosa sembrava piacerle, come se lei, che non era nemmeno mai stata a Parigi, potesse ora essere fiera del fatto che almeno una parte del suo DNA aveva viaggiato. Ma non abbiamo viaggiato tutti?

(La bambina della foto viene dall'isola di Tonga)

mercoledì 5 maggio 2010

Amarcord

Fiat 500 giardiniera, 1960

Conscio della mia età e cercando di non fare di questa coscienza né un orgoglio vanesio, né una ragione di tristezza, non posso certe volte non cadere nel mio-Dio-come-sono-cambiati-i-tempi al quale tutti prima o poi ci lasciamo un po' andare. Mi vengono allora in mente degli aneddoti, delle piccole cose che mi confermano nella mia sensazione. Allora, ecco un piccolo florilegio di amarcord personali.

Mi ricordo di quando Almirante, allora segretario generale dell'MSI si fermò con alcune persone del seguito a mangiare in autostrada a un autogrill Fini (sic): il personale dell'autogrill si mise immediatamente in sciopero per non doverlo servire a tavola.
Mi ricordo del Giorno dei ragazzi, supplemento del giovedì del Giorno, e dei disegni di Jacovitti, soprattutto quelli con Cocco Bill e quelli con Tom Ficcanaso.
Mi ricordo che in casa si poteva dire stupido, ma non cretino e soprattutto non scemo, che erano troppo volgari.
Mi ricordo che tra bambini ci insultavamo dandoci del sifilitico, senza assolutamente sapere cosa volesse dire.
Mi ricordo dei pennini a torre, che avevano la forma della Tour Eiffel.
Mi ricordo della Fiera del latte di Lodi.
Mi ricordo che il mio amico Donato (dovevamo avere dodici o tredici anni) raccontò di aver visto in una vetrina di farmacia delle mutande da donna con un cartellino che diceva "speciali per quei giorni" e mi ricordo che ci chiedemmo a lungo cosa poteva voler dire.
Mi ricordo che il mio amico Piero, che era uno che si vantava sempre di un sacco di cose che in realtà inventava, ci raccontò delle sue avventure in colonia e del fatto che il prato di fianco alla colonia delle femmine era "pieno di ditalini".
Mi ricordo di una figurina Liebig sulle mine di zolfo intitolata "cernita e frantumazione".
Mi ricordo dei miei primi pantaloni lunghi, anzi del mio primo vestito, che era in principe di Galles, e che mi fu regalato per la cresima.
Mi ricordo che quando Papa Giovanni entrò in coma la radio trasmise solo musica classica per un mese.
Mi ricordo di "e dopo Carosello tutti a nanna".
Mi ricordo di un gol di Altafini, che era centravanti del Milan, contro il Galatasaray in  Coppa dei Campioni.
Mi ricordo che il papà del mio amico Roberto lavorava come meccanico per la Bianchi e faceva il Giro d'Italia.
Mi ricordo che mia madre, che era insegnante delle medie, esitò molto prima di andare a scuola in pantaloni.
Mi ricordo che all'età di nove anni vidi in televisione, alle nove di sera, quando c'era un solo canale, Amleto.
Mi ricordo che i democristiani chiamavano i comunisti " trinariciuti".
Mi ricordo che alle elementari non avevamo il diritto di scrivere con la biro.
Mi ricordo che quando un insegnante arrivava in classe ci si alzava tutti in piedi.
Mi ricordo della vittoria di Livio Berruti nei 200 metri alle olimpiadi di Roma.
Mi ricordo di Miguel Montuori.
Mi ricordo della sera in cui la nostra vicina, la Signora Radice, suonò alla porta per dirci che avevano sparato a Kennedy.
Mi ricordo che in autobus mi alzavo per lasciare il posto alle persone anziane.
Mi ricordo dell'ouverture di Zampa, che era un 45 giri blu e nero.
Mi ricordo di Gianni Morandi che cantava tutte le sere al caffé concerto in piazza, a Bellaria, e che durante il giorno giocava a flipper alla sala giochi.
Mi ricordo di un insegnante di inglese che mi disse che ero un cucciolotto zuzzurellone.
Mi ricordo di quando comperai A hard day's night dei Beatles: stavo tornando a casa tutto felice, quando in contrai il mio amico Nino. Gli feci vedere il disco, lui mi chiese com'era. "Non lo so, gli risposi, non l'ho ancora sentito". "Ma come?, mi disse lui, stupito: l'hai comperato senza averlo sentito prima?!"
Mi ricordo dei Tre moschettieri, del Conte di Montecristo e di Robin Hood con le copertine nere e verdi.
Mi ricordo che per merenda tagliavo un panino in due e poi ci spalmavo sopra del cacao mescolato con un po' d'acqua.
Mi ricordo del bigliettaio sul suo seggiolino verso il fondo dell'autobus.
Mi ricordo del telefono in duplex: se telefonavano quelli che erano in duplex con te non potevi telefonare tu.
Mi ricordo che portavo dal sarto (il papà di Maurizio) i vecchi pantaloni di mio padre, perché ne facesse dei pantaloni per me.
Mi ricordo di quando le bottiglie di latte in vetro sono state sostituite dai tetraedri in cartone.
Mi ricordo di quando andavamo a Lugano e compravamo del cioccolato.
Mi ricordo che certe volte alla sera mangiavamo riso e prezzemolo.
Mi ricordo di quando partivamo tutti e cinque in vacanza in Fiat cinquecento giardiniera.
Mi ricordo del primo bacio con la lingua: lei si chiamava Annamaria. Quando ha lasciato la bocca aperta io non sapevo cosa fare.
Mi ricordo che l'idea di andare a scuola, alle medie, senza cravatta, non mi avrebbe mai nemmeno sfiorato il cervello.
Mi ricordo che l'altra cantante che interpretò Non ho l'età al festival di San Remo fu Patricia Carli.
Mi ricordo dei pigiama di flanella a righe bianche e blu.
Mi ricordo dell'insegnante di lettere che ci disse che il più bel monumento d'Italia era piazzale Loreto.
Mi ricordo di un'altra insegnante che mi mandò dal preside perché avevo scritto in un tema che la Lucia dei Promessi sposi era una stupida.
Mi ricordo quando per le strade di Milano mi gridavano dietro culattone! perché avevo i capelli che mi scendevano di un paio di centimetri sulla nuca.
Mi ricordo di "Kraft, cose buone dal mondo".
Mi ricordo dei negozi All'onestà.
Mi ricordo che il primo gruppo di "capelloni" ad apparire (in smoking) alla televisione italiana fu The Rokes.
Mi ricordo che la musica dei Kinks mi pareva di una violenza inaudita.
Mi ricordo che i Ray-ban erano gli occhiali dei fascisti.
Mi ricordo di quando nessuno, o quasi, osava dire che era di destra (o comunque nessuno che io conoscessi).
Mi ricordo che quando ho incontrato tre o quattro ragazzi del movimento studentesco di Milano al festival dell'isola di Wight loro mi fecero giurare di non dirlo a nessuno perché la cosa era incompatibile con l'impegno politico.
Mi ricordo che perché la messa fosse valida bastava arrivare prima della fine della predica.
Mi ricordo che c'erano ancora dei treni che si chiamavano Littorine.
Mi ricordo che agli inizi di Studio uno le gemelle Kessler erano obbligate a portare delle calzamaglie nere.
Mi ricordo che Corrado fu mandato via per un po' dalla televisione perché disse che "l'Italia è una Repubblica democratica fondata sulle bustarelle".
Mi ricordo di quando ho trovato la parola polluzione sul vocabolario.
Mi ricordo che Zavattini fu il primo a dire la parola cazzo in radio.
Mi ricordo di Jader Jacobelli e di Tribuna politica.
Mi ricordo che a diciassette anni portavo un dolce vita nero senza sotto niente e che mi sentivo terribilmente all'avanguardia.
Mi ricordo delle manifestazioni dove gridavamo "Il potere nasce dalla canna del fucile".
Mi ricordo che prima dei diciassette anni non ho mai avuto il diritto di uscire di casa dopo cena (a parte al mare, d'estate).
Mi ricordo di quelli che dicevano che il Living Theatre "non era teatro".

sabato 1 maggio 2010

Le panetterie francesi

Una delle molte ragioni per le quali preferisco vivere in Toscana piuttosto che in Francia, dov'ero prima, ha a che fare con i panettieri. Dico "in Toscana" e non "in Italia" perché la Toscana e l'Umbria mi sembrano sempre di più delle isole felici.
I panettieri dunque. In Francia ce n'è sempre meno. Ci sono panetterie, certo, ma la grande maggioranza sono ormai solo punti di vendita di grandi catene. Come funziona la cosa? È semplice: il giovane che vuole aprire una panetteria firma un contratto con una compagnia che, aiutandolo finanziariamente via un prestito iniziale ad aprire un negozio, gli lega di fatto mani e piedi per il resto dei suoi giorni. Il panettiere dovrà sempre comprare le sue farine solo da quella data compagnia e non potrà mettere in vendita alcun prodotto, dolce o salato, la cui ricetta precisa non gli sia fornita dalla compagnia. Di fatto quindi il panettiere non è più un artigiano ma un operaio, oltretutto largamente indebitato col suo datore di lavoro.
Per carità, io il pane me lo faccio in casa e a mano, quindi le panetterie le frequento poco. Mi capita però di andarci quando sono in tournée, o per comperarci un panino, o un dolce. Qui a Marsiglia, dove mi trovo in questo momento, fino a un paio d'anni fa c'erano due panetterie artigianali a meno da duecento metri dal mio ufficio. Poi se ne è aperta una terza, nettamente più grande, con la sigla Banette, una delle più diffuse. Risultato: le altre due hanno chiuso nel giro di pochi mesi.
Il pane e i dolci di queste panetterie industriali non solo sono identici da Lilla a Nizza e da Bayonne a Strasburgo, sono anche totalmente privi di sapore. E oltre tutto costano parecchio. Stamattina una fetta di torta di mele mi è costata 4€.
Sarà che il pane mi è sempre piaciuto molto, sarà che per i nostri paesi mediterranei è un simbolo importante, ma la piccola panetteria del centro storico dove abito mi è sempre più simpatica. Appena torno a casa vado a comprarmi un bel chilo di cantucci.